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Non alimentiamo la paura, ma la fiducia nella cura e nella grazia di Dio per noi.

mt-1024-33-non-abbiate-paura-di-quelli-che-uccidono-il-corpoDopo il tempo pasquale, dopo le feste collegate alla Pentecoste, oggi riprendiamo il cammino liturgico nel tempo ordinario, con la XII domenica.

La Parola di Dio, come sempre, ruota attorno al Vangelo, che è il suo perno.

Oggi abbiamo proclamato una parte del secondo grande discorso di Gesù, nel Vangelo di Matteo. È un discorso ‘missionario’, rivolto dal Signore ai dodici discepoli che ha appena chiamato a sé, per inviarli come apostoli.

E già questa è una bella cosa: non si può essere discepoli senza essere, per ciò stesso apostoli, ma nessuno è un vero apostolo se non è sempre anche un vero discepolo!

Come possiamo essere ‘apostoli’, annunciatori che testimoniano, a chi non crede, la bellezza del Vangelo, se non siamo ‘assetati’ di lasciarci istruire dal Maestro, se non impariamo a lasciarci istruire da Lui, in ogni sua parola?

Troppa gente, anche oggi, si proclama cristiana, magari esibendosi come tale davanti agli altri, ma non si ferma, ogni giorno, ad ascoltare la Parola, non si ferma a ‘stare’ con Gesù, a godere e a gustare la Presenza, nella Parola, nell’Eucarestia, nel fratello e nella sorella che gli stanno accanto, e nella bellezza delle cose che ci circondano!

L’apostolo, alla fine, porta se stesso, e non Gesù, se non è sempre un discepolo.

Dunque, lasciamoci ‘rapire’ e affascinare dallo sguardo di Gesù, dalla sua Parola di verità, dalla sua sapienza.

Questo però richiede anche la pazienza di saperci ‘fermare’ alla sua persona, di saperci inginocchiare e prostrare davanti a Lui, come al nostro Signore e unico Maestro!

Solo allora potremo parlare di Lui, e della sua Verità, non dalle nostre paure e dalle nostre difese!

Ecco il Vangelo di oggi ci parla proprio della «paura», anzitutto. «Non abbiate paura degli uomini …!».

Sono parole dette con grande dolcezza, queste!

Insieme però, mi immagino che Gesù, che le ha pronunciate, le abbia/ha dette a noi con grande forza. Al «non abbiate paura», corrisponde “abbiate fiducia in me”. Come quando un papà o una mamma dicono al proprio figlio piccolino: “non avere paura, io sono qui con te … Nessuno potrà farti del male, se io sono-con- te!”.

Lasciamo che Gesù ci dica queste parole, infondendoci il suo coraggio. Noi siamo così fragili, incerti e deboli, sottoposti a mille pericoli e insidie.

All’invito a non avere paura Gesù fa seguire due motivazioni, due ‘perché’.

Il primo è il più difficile da capire.

Gesù dice: «poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto». È un forte invito a non avere paura della menzogna.

In effetti, come sono frequenti la menzogna e la falsità nei rapporti umani! Trame, sotterfugi, parole non dette, calunnie, intrighi, manovre, nascoste, raggiri, sospetti. È strano come per noi sia così facile cadere nella tentazione di tramare sott’acqua, invece che dire ‘alla luce del sole’ quello che pensiamo e quello che vogliamo.

Facciamo così perché pensiamo di essere più furbi degli altri. In realtà, se facciamo così è perché abbiamo solo paura. La menzogna nasconde sempre un sospetto e il sospetto, spesso, nasconde la nostra paura.

E non c’è niente di peggio di quando abbiamo paura di avere paura.

Allora diventiamo ‘cattivi’, diventiamo cioè prigionieri della nostra paura, perché ‘captivi’ in latino significa ‘prigioniero’. Crediamo di esser forti e invece siamo imprigionati nelle nostre paure, nella menzogna.

Ecco, Gesù ci invita ad amare la verità. Gesù ci ricorda che dinanzi a Lui tutto sarà svelato. Alla fine tutti i nostri ‘segreti’ risplenderanno nella luce della verità e dell’amore del Signore! Per questo Gesù chiede ai suoi di essere portatori della sua parola.

«Nelle tenebre» della menzogna risuona la luce della Parola di Gesù.

Lui ci chiede di annunciare «dalle terrazze» quello che abbiamo ascoltato «all’orecchio». Il rapporto con Gesù non è intimo e privato, anche quando è a-tu-per-tu, è personale e profondo.

La seconda grande motivazione è molto bella: «non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima».

Questa seconda parola, come la prima, ci richiama alla prima lettura, che racconta l’esperienza difficile e tumultuosa del profeta Geremia. Quest’uomo è circondato dalla calunnia, dalle trame di chi è lì a vedere – e a provocare – la sua «caduta».

Ma Geremia è forte: sa che il Signore è accanto a lui. «Il Signore è al mio fianco come un prode valoroso». Perciò il profeta affida al Signore la sua causa, il suo lavoro, il suo impegno, le sue opere, la sua testimonianza!

È bellissima la preghiera del profeta. Dovrebbe davvero diventare anche la nostra preghiera di ogni giorno: «a te ho affidato la mia causa!».

Nel Vangelo Gesù va alla radice della nostra paura: è la paura di morire, anzi, ancor più, la paura di essere uccisi. E, prima di essere fisicamente uccisi, è la paura di essere minacciati, calunniati, derisi, incompresi.

È la paura di perdere la fiducia in noi stessi, perché gli altri – spesso! – hanno il potere di ‘demolirci’.

Ecco, Gesù ci ricorda una verità profonda: chi ha il potere di uccidere il corpo, non ha però il «potere di uccidere l’anima». Non ha il potere di uccidere la nostra speranza. Nessun uomo può annullare la speranza. Nessuno può condannarci alla morte eterna. Solo Dio.

Solo davanti a Lui noi stessi potremo con tutta verità ‘giudicare noi stessi’, alla luce della sua Presenza. «Abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geenna e l’anima e il corpo».

È un assurdo: se proprio dovessimo avere paura di qualcuno, dovremmo avere paura di Colui che potremmo perdere per sempre, nell’abisso della morte, quella eterna.

Subito dopo, però, Gesù ci rivela quello che sta dietro a questo paradosso: di Dio non possiamo avere paura.

L’inferno, infatti, che cos’è? Che cosa è l’inferno se non la perdita di Dio? E se Dio fosse uno di cui dovessimo avere paura, dovremmo essere contenti di perderlo!

Il Padre, ci dice Gesù, con un altro sorridente paradosso, sa perfino quanti sono i capelli del nostro capo. Egli ha cura di noi!

Egli ha cura dei passerotti … Quanti sono i passeri del cielo! All’apparenza essi non valgono nulla. Eppure il Padre si prende cura e ha attenzione per ciascuno di essi.

E allora questo Padre non si prenderà cura di noi?

«Voi valete più di molti passeri!».

Ecco la vera ragione per non avere paura: è la fiducia nelle grandi mani del volere del Padre.

La fiducia non nasce da noi stessi. La fiducia, anche in noi stessi, nasce dal ‘rimanere’ in relazione di fiducia e di abbandono con il Padre.

Questa è la Parola del Figlio.

Perciò, il Vangelo di oggi, ci invita a ‘riconoscere’ Gesù davanti agli uomini, agli altri.

Non abbiamo paura di testimoniare Gesù, di parlare di Gesù, di confessare la nostra fiducia in Gesù davanti agli altri!

Non abbiamo paura che gli altri deridano la nostra fede!

Infatti quel Gesù che noi riconosciamo davanti agli altri, sarà Lui, un giorno, a riconoscerci come suoi fratelli, suoi discepoli, suoi apostoli, davanti al Padre.

Allora vivremo nella piena comunione dell’amore di Dio!

Dunque, non rinneghiamo, ma confessiamo!

Non abbiamo paura, ma abbiamo fiducia nella cura e nella grazia di Dio per noi!

don Maurizio



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