Salta al contenuto Skip to sidebar Skip to footer

Se hai un figlio down l’idoneità è a rischio e l’adozione sfuma. Solo l’ultima di infinite storie di percorsi di accoglienza solo bocciati e mai accompagnati e sostenuti.

Child with Down Syndrome smiling and playing with ball isolated over a white background.


Quando il pregiudizio parte dai servizi sociali e per di più per bocca di uno psicologo (che invece di liberare la mente, di chi ha davanti, da paure, timori e perplessità instilla semi di discriminazione) si mina il più alto gesto di generosità e altruismo qual è quello dell’adozione, quello di accogliere un bambino abbandonato.

Quando ciò accade si distrugge una famiglia e si condanna un bambino alla solitudine.

Quando ciò accade, si ha la conferma che presso i servizi sociali sia imperante la sub cultura della selezione delle coppie che vogliono adottare.

Quando ciò accade ci si rende conto che oggi più di ieri occorre una forte presa di posizione delle famiglie per promuovere la cultura dell’accoglienza.

Discriminazione e selezione, nuda e cruda, che hanno vissuto sulla propria pelle una mamma e un papà, genitori di un bambino con la sindrome di Down e che vorrebbero adottare un bambino abbandonato. Ma che a detta della psicologa, che li ha incontrati, non sarebbero idonei proprio perché hanno già un figlio e per di più con la sindrome di down: questo potrebbe essere un problema per ottenere l’idoneità.

“Ho iniziato i colloqui con i servizi sociali e sono molto delusa – racconta la mamma della nostra storia (di cui per motivi di privacy non pubblichiamo i dati personali) – in quanto già la psicologa ha detto che sarà difficile ottenere l’idoneità in quanto abbiamo già un figlio e per di più con la sindrome di Down“.

Perché? In cosa il fratellino maggiore con la sindrome di Down potrebbe essere di ostacolo? Sulla base di cosa si decide a priori che i due bambini non si ameranno se non di più? Forse un bambino con la sindrome di Down non sa volere bene, non sa amare, non sa dare quel calore, quei baci e abbracci che un bambino abbandonato in un istituto dall’altra parte del mondo desidera e sogna la notte?

La più grande tristezza è che la psicologa oltre che buttare nello sconforto questa coppia facendoli demordere, può influire concretamente redigendo un rapporto in cui si sconsiglia il proseguo dell’iter adottivo.

Insomma bocciate prima ancora di aver iniziato il percorso: il destino di tante coppie disposte ad aprirsi all’accoglienza che però le istituzioni bocciano senza averle ancora accompagnate e preparate. E le conseguenze di questo sistema “al rovescio” ricadono sulla pelle di tanti bambini a cui viene negata la possibilità di trovare una nuova famiglia e di tanti aspiranti genitori costretti a rinunciare all’adozione, spesso continuando a vivere la loro sterilità come una disgrazia e non come una possibilità da cui ripartire.

“A noi avevano detto che eravamo troppo giovani”, dice Antonino Vinci che commenta sui social la vicenda; “A noi che avendo già due figli potevo partorire un terzo” aggiunge Ana Carolina; Greta Griffini urla allo scandalo: “Sono scandalizzata … ha la sindrome di down e allora? È un bambino speciale che diventerà un grande fratello!!! Non mollate!!! Forza!!!”.

Discriminazione per disabilità anche per Chiara Galateo: “A noi la stessa cosa perché la nostra principessa porta l’impianto cocleare e per il giudice è disabile … quindi troppo impegnativa per un secondo figlio”.

E, di commento in commento, monta la rabbia delle coppie fino al post di Gianbattista Graziani che propone: “È ora di introdurre l’obiezione di coscienza nelle equipe adozione dei consultori. Chi è contrario all’adozione si scansi … !”.

Silvia Ferrari si rivolge direttamente alla mamma e papà della storia e li incoraggia a non mollare: “Non ho parole! Vostro figlio può esser solo una preziosa risorsa per il piccolo che vi sta aspettando da chissà che parte del mondo. Non rinunciate!”.

Anna Maria Griffini Betti si augura che “dopo il colloquio con la psicologa, ci siano altre persone più aperte e sensibili di lei, a decidere”.

Fino alla testimonianza di Meri Furfaro che commenta: “A me dissero che avevo una casa troppo ordinata e pulita … eravamo solo in due e sempre fuori per lavoro, cosa volevano trovare in casa??? Cose da fantascienza …”.

E allora, per tutto questo oggi più di ieri occorre una forte presenza e decisa presa di posizione delle famiglie per promuovere la cultura della accoglienza.



L’Associazione LA PIETRA SCARTATA da anni accompagna e supporta le famiglie nella vocazione a prendersi cura dei bambini abbandonati o temporaneamente allontanati dalla propria famiglia, conservando o restituendo loro la dignità di figli, mentre si rende testimonianza dell’Amore di Dio nell’accoglienza familiare affidataria o adottiva, secondo il carisma proprio del sacramento matrimoniale, vissuto nell’ambito fecondo delle relazioni coniugali.


Sostieni anche tu questa nostra testimonianza e specifica missione, Dona ora
inserendo la causale "sostegno vocazione all’accoglienza familiare"..

Lascia un commento