Salta al contenuto Skip to sidebar Skip to footer

Adozione: l’esperienza più bella per la quale vale la pena di mettersi in gioco.

famiglie-affidatarieI tempi medi per l’adozione in Italia sono considerevoli, oltre i tre anni, a motivo di “percorsi estremamente lunghi e difficoltosi” causati “dall’inefficienza del sistema” come recentemente richiamato dal presidente della Conferenza Episcopale Italiana, cardinale Angelo Bagnasco.


Eppure l’esperienza adottiva resta una preziosa occasione di fecondità e di dedizione che riesce ad assicurare una mamma e un papà ai bambini in stato di abbandono senza ridurli ad oggetti di diritto o strumenti di mercimonio.

Presso la Comunità Monastica di Pian del Levro (Tn) si riunisce una domenica al mese un gruppo di famiglie che riflette sull’esortazione Amoris Laetitia di Papa Francesco, confrontandosi in gruppo, ospiti delle sorelle della Fraternità del Cristo Risorto affrontando le problematiche familiari a partire dalla propria esperienza di vita. Fra loro anche una coppia, Donatella Manfrini e Francesco a Beccara, dal 2011 genitori adottivi di una bambina di 7 anni, che ha accettato di condividere coi lettori di Vita Trentina la propria esperienza, qui di seguito anche da noi volentieri riproposta.

Donatella e Francesco sei anni fa hanno potuto cominciare la loro esperienza di coppia adottiva accogliendo dalla Repubblica Russa la piccola V. che allora aveva un anno. «Siamo stati invitati dagli altri amici a portare il nostro punto di vista e siamo stati contenti di poter confermare quanto troviamo vere le parole di papa Francesco che definisce l’adozione “un atto fecondo della coppia con la stessa dignità ed importanza della fecondità biologica». bagnasco con bimboCome ha peraltro rilevato il cardinale Bagnasco in Italia ci sono ancora 10 mila famiglie disponibili ad adottare un minore, ma molte non ci riescono per motivi burocratici. «Purtroppo è così – riconoscono Francesco e Donatella – la politica in Italia è ancora in ritardo nel mettere in atto azioni concrete a tutela della famiglia anche adottiva. Anche le coppie adottive come noi troppo spesso si sentono una marginalità dimenticata anziché una risorsa da sostenere».

Amara considerazione troppo spesso già condivisa da molte altre famiglie adottive. Ecco di seguito la loro testimonianza:

Cosa vi dà il confronto mensile con altre coppie a Pian del Levro?

E’ un’occasione speciale per pregare insieme e riflettere in un clima di vera accoglienza reciproca, anche grazie alla competenza delle Fraternità di Gesù Risorto. Abbiamo così potuto apprezzare le parole che il Papa ha dedicato all’adozione che viene descritta come “un atto fecondo della coppia con la stessa dignità ed importanza  della fecondità biologica”.

In poche parole di verifica, cosa vi ha dato l’adozione?

La possibilità di realizzare il nostro progetto di famiglia e di soddisfare il desiderio grandissimo di avere un figlio. Ci ha completati come coppia. Le parole che più sentiamo significative per descrivere l’esperienza dell’adozione sono consapevolezza, gratitudine  e meraviglia.

In che senso, consapevolezza?

La maturazione della nostra decisione  è stato  un processo  lento e complesso. Non abbiamo adottato nostra figlia – ci teniamo a dirlo – per “fare del bene” come spesso ci sentiamo dire. Noi volevamo un figlio, una famiglia, e questo è stato il nostro punto di partenza. Il “bene” è in un certo senso un effetto secondario e meraviglioso di questa scelta ma va assolutamente inteso in senso “circolare”, reciproco. Aprendosi alla relazione con noi, V. ci ha permesso di essere i suoi genitori. Un dono di inestimabile valore, che arricchisce quotidianamente la nostra vita e di cui siamo profondamente grati.

Dove è stata la meraviglia?

Abbiamo vissuto immediatamente un amore indescrivibile per questa bambina, ancora prima che fosse a casa con noi. L’assenza di un legame biologico che può comprensibilmente spaventare e che un po’ spaventava anche noi  non ha mai rappresentato un problema. Ogni momento è stato di grande intensità emotiva proprio come quello di chi attende e cresce il proprio figlio “di pancia”.

Non tutto è filato liscio, immaginiamo …

No, specie nei primi anni, ci sono stati momenti di smarrimento e di enorme fatica, perché i bambini adottati anche in tenera età portano con sé una  “valigia” pesante di sofferenza che necessita di essere accettata e accolta dai genitori. Ci siamo sentiti spesso inadeguati e spaventati ma, con il sostegno reciproco e l’aiuto delle persone alle quali ci siamo rivolti, abbiamo cercato di fare nostra la consapevolezza che V. aveva bisogno di tempo e fiducia.

Guardiamo dal punto di vista della bambina. Cosa rappresentate per lei?

La fiducia primaria nei bambini adottati è ovviamente un’area di grande fragilità. Soprattutto nei primi anni i figli adottivi manifestano spesso un attaccamento indifferenziato e non riconoscono i genitori come loro unici punti di riferimento. Durante i primi mesi dell’adozione anche V. presentava questa fatica ed è stato difficile non scoraggiarsi di fronte al fatto che nostra figlia ci considerasse alla pari di chiunque le dimostrasse un minimo di attenzione. In questo lungo tempo di costruzione della fiducia bisogna davvero tenere alto lo sguardo e considerare e apprezzare anche i piccoli miglioramenti.  Con il tempo il nostro legame si è trasformato in una relazione profonda e stabile ed il problema dell’attaccamento è stato superato passando attraverso varie fasi: dall’indifferenziazione iniziale al bisogno quasi vorace di una nostra presenza ininterrotta. Ora ha aumentato la sua sicurezza di base e, pur richiedendo ancora molte conferme, la vediamo più autonoma e serena. conosce la sua storia perché abbiamo sempre cercato di parlargliene il più serenamente possibile, le sue domande al riguardo sono talmente puntuali e profonde che spesso ci lasciano a bocca aperta. Crediamo che il nostro ruolo genitoriale debba essere anche quello di raccontarle la sua “storia diversa” dandole la stessa dignità ed importanza dovuta ad ogni storia di un bimbo che viene al mondo. Vorremmo starle vicini anche quando in futuro si troverà ad affrontare i suoi vissuti e a rielaborare la sua storia personale.

L’adozione è un percorso ad ostacoli, con imprevisti, possibili lungaggini e costi elevati.

papa12Sappiamo che a causa di questo l’adozione è in forte calo in Italia ed anche in Trentino e ci riempie davvero di tristezza. Conosciamo coppie che stremate dalle troppe difficoltà hanno abbandonato il loro progetto di adottare. Vogliamo sottolineare queste parole parole di Papa Francesco: “… questa comunità umana (la famiglia) ha portata universale, è fondamentale, insostituibile, strategica per l’emancipazione dei popoli”. “Questa alleanza (famigliare) deve ritornare a orientare la politica, l’economia, la convivenza civile” .

Lo Stato italiano è in ritardo?

Sì, auspichiamo che cominci seriamente ad orientare in questa direzione la politica, mettendo in atto azioni concrete a tutela della famiglia anche adottiva e delle coppie adottive che troppo spesso si sentono una marginalità dimenticata anziché una risorsa da sostenere. A chi desidera intraprendere questo percorso ci pare di poter consigliare innanzi tutto un’analisi profonda delle motivazioni che spingono in questa direzione.  Ci sentiamo anche di rassicurare le coppie in merito al temuto percorso presso i Servizi Sociali che è obbligatorio per l’ottenimento del decreto di idoneità. Per noi è stato occasione di crescita e approfondimento delle dinamiche di coppia e occasione per prendere consapevolezza del percorso che ci attendeva. Ci sentiamo vivamente di consigliare di cercare momenti di confronto con altre coppie adottive sia durante l’attesa che dopo l’arrivo del figlio. A conclusione  vorremmo davvero trasmettere in modo molto semplice che l’adozione  è stata per noi l’esperienza più bella della nostra vita per la quale è valso assolutamente la pena di mettersi in gioco e di rischiare.

Fonte: Vita Trentina.



L’Associazione LA PIETRA SCARTATA da anni accompagna e supporta le famiglie nella vocazione a prendersi cura dei bambini abbandonati o temporaneamente allontanati dalla propria famiglia, conservando o restituendo loro la dignità di figli, mentre si rende testimonianza dell’Amore di Dio nell’accoglienza familiare affidataria o adottiva, secondo il carisma proprio del sacramento matrimoniale, vissuto nell’ambito fecondo delle relazioni coniugali.


Sostieni anche tu questa nostra testimonianza e specifica missione, Dona ora
inserendo la causale "sostegno vocazione all’accoglienza familiare"..

Lascia un commento