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Adozione per le coppie gay?/5. Necessario ripensare la relazione genitori e figli.

donMatteoMartino

I profondi mutamenti che hanno investito la famiglia e il rapido sviluppo delle tecniche di fecondazione impongono interrogativi radicali e ineludibili circa l’identità delle figure parentali e il senso stesso del generare. Che cosa significa diventare padre e madre? Come intendere il desiderio del figlio?

Matteo Martino, docente presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale (Milano), nel proprio contributo (Padre e madre. Pensare la relazione genitori e figli nel nostro tempo) pubblicato sul n. 15 della rivista “Lemà sabactàni?” (pagg. 35-48) dedicato al confronto tra eterologa e adozione, affronta questi interrogativi mediante tre passaggi (qui ne riprendiamo sinteticamente alcuni, rinviando necessariamente all’articolo pubblicato per la sua corretta e completa comprensione): in primo luogo segnalando i cambiamenti epocali che toccano l’esperienza del fare coppia e famiglia oggi; quindi, su questo sfondo, registrando la metamorfosi della concezione del figlio; da ultimo raccogliendo alcuni spunti di carattere teorico che consentano di pensare coerentemente la relazione genitori e figli.

Nel capitolo dedicato alla trasformazione della famiglia Martino richiama come si siano moltiplicate le “visioni del mondo” e diversificati gli “stili di vita” a tal punto che realizzare il proprio potenziale singolare sia diventato un comandamento e sarebbe il nuovo imperativo dell’individualismo.

Crollo dei matrimoni, fragilità del rapporto coniugale, crescita delle convivenze e differenziazione delle sue forme sono segni manifesti di una radicale mutazione civile in atto. Si aggiunga che nel dibattito pubblico e nella mentalità diffusa, il termine “famiglia” trova spazio solo nella sua forma plurale. Le indagini socio-demografiche elencano: famiglia estesa (più nuclei coabitanti sotto lo stesso tetto); famiglia allargata (con più di due generazioni dello stesso nucleo); famiglia nucleare normo-costituita (coniugi con figli); famiglia di genitori soli; coppia di fatto; famiglia ricostituita (divorziati risposati); famiglia unipersonale (single); convivenze omosessuali.

Martino precisa che la discontinuità del presente si palesa non solo nella “pluralizzazione” dei modelli familiari, ma risulta evidente soprattutto nella marginalizzazione della comunità familiare rispetto alla società. Isolamento sociale e contrazione affettiva sono i due fattori che determinano la precarietà della famiglia contemporanea.

Alla trasformazione epocale delle modalità di diventare genitori corrisponde il cambiamento di mentalità nei confronti del figlio.

Nel secondo capitolo Martino propone l’analisi del nuovo modo di pensare al figlio partendo dal quanto segnalato dal filosofo francese M. Gauchet (Il figlio del desiderio. Una rivoluzione antropologica, Milano 2010), il quale illustra una vera rivoluzione circa il modo di concepire il senso del generare: il figlio non risulta più atteso bensì è frutto di un preciso desiderio. L’individualismo degli stili di vita non solo ha intaccato l’esperienza dell’amore coniugale e i vissuti familiari, ma ha trasformato la stessa concezione del figlio: non più un dono da accogliere, ma oggetto del desiderio del genitore per il suo rispecchiamento.Cover Lemà sabactàni ? 15

Il dilagare di una mentalità tecnicistica ha contribuito a insediare questa nuova “concezione” del figlio riducendolo a mero “prodotto” per soddisfare il bisogno di paternità/maternità: «Il bambino è diventato un figlio del desiderio, del desiderio di un figlio. Era un dono della natura o il frutto della vita attraverso di noi, d’ora in poi non potrà che essere il risultato di una volontà espressa, di una programmazione, di un progetto».

Seguendo il percorso proposto dalla lettura di M. Gauchet, sembra chiaro che la famiglia non costituisca più un quadro obbligatorio per la generazione: non è più la famiglia che fa il figlio ma è il figlio che fa la famiglia; tale capovolgimento riflette la trasformazione radicale dell’esperienza familiare.

È nel quadro della de-istituzionalizzazione della famiglia che va dunque colto il processo di privatizzazione della generazione: generare un figlio non è più una questione che riguarda la collettività. Muta l’esperienza generativa e le coordinate antropologiche del legame padre-madre-figlio vengono sovvertite. Il desiderio più naturale del mondo, quello del figlio – così si diceva solitamente – è realizzato mediante una divisione del processo: padre-seme, madre-ovulo, madre in affitto, madre e padre sociali.

Alle ineludibili questioni etiche e giuridiche che la fecondazione eterologa solleva, si accompagnano problematiche che non devono essere ignorate: a livello generale occorre prendere atto della frattura tra sessualità e procreazione; nel caso specifico in cui la richiesta provenga da single o da coppie omosessuali vengono di fatto sancite rispettivamente la scissione del rapporto procreazione-relazione e procreazione-eterosessualità.

Sullo sfondo di tale stravolgimento si può intuire come il bambino rischi di non essere più compreso come frutto del legame d’amore, della comunione e della promessa di un uomo e di una donna, bensì come risultato di un meccanico atto di riproduzione.

A questo punto affiora un interrogativo: sul versante del nascituro che cosa significa essere figlio del desiderio e dell’intervento della tecnica? Si impone qui la questione relativa alle condizioni di possibilità dell’identità libera. Il figlio del desiderio privato rischia di essere un figlio che stenta a costruire la propria persona.



L’Associazione LA PIETRA SCARTATA da anni accompagna e supporta le famiglie nella vocazione a prendersi cura dei bambini abbandonati o temporaneamente allontanati dalla propria famiglia, conservando o restituendo loro la dignità di figli, mentre si rende testimonianza dell’Amore di Dio nell’accoglienza familiare affidataria o adottiva, secondo il carisma proprio del sacramento matrimoniale, vissuto nell’ambito fecondo delle relazioni coniugali.


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