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Adozioni per le coppie gay?/4 Nella Babele della generazione e degli aspiranti genitori.

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Il teologo Carlo Casalone, docente presso la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale (Napoli), nel proprio contributo (Concepire il figlio a Babele: chi sono i genitori?) pubblicato sul n. 15 della rivista “Lemà sabactàni?” (pagg. 13-24) dedicato al confronto tra eterologa e adozione, delinea i tratti salienti di quel discorso che oggi prevale circa i rapporti tra genitori e figli, svolto per lo più a partire dalla prospettiva delle scienze umane: un esercizio non sempre in grado di offrire una specie di “visione coerente” per affrontare le questioni legate alla genitorialità e filiazione.

Casalone nella prima parte del contributo illustra come si sia passati da un modello esclusivo alla moltiplicazione dei riferimenti: a partire da una rappresentazione molto unitaria e compatta del rapporto tra genitori e figli, i legami sottesi alla coesione del sistema familiare si sono gradualmente allentati e disarticolati. Ciò sarebbe avvenuto a motivo di una molteplicità di fattori, scuotendo evidenze che sembravano scontate.

Oggi si può decidere quanti figli mettere al mondo e quando farli nascere. Si può pure scegliere come e con chi diventare genitore: con un partner o senza, anche essendo sterile od omosessuale, eventualmente ricorrendo alla mediazione dell’istituzione medica. L’aumento di coppie che si formano in seguito alla conclusione di precedenti esperienze di matrimonio o di convivenza conduce i figli a stabilire legami con diverse figure che assumono funzioni paterne o materne parziali, in precedenza per lo più unitariamente svolte da singole persone.

È posto in questione il modello esclusivo di filiazione, che da singolare diventa molteplice, per cui si parla di genitorialità multipla, facendo nascere domande radicali su cosa significhi essere genitore e su come lo si diventi. Casalone così sintetizza e analizza gli elementi che hanno contribuito a questo esito: il cambiamento dello status delle donne (1), che è in seguito entrato a far parte di una più ampia riflessione sul tema del genere (gender) (2), e le nuove tecnologie in ambito biomedico (3).

In questo contesto sono maturate diverse considerazioni che cercano di non fermarsi solo al punto di vista dei genitori, ma di far valere anche le istanze dei figli. Preso atto delle difficoltà che la variegata situazione determina nella formazione della personalità, si sono cercate vie per tutelare i diritti e per favorire il cammino di crescita dei figli. Anzitutto, vista l’importanza del riferimento e della conoscenza dei genitori «naturali» nella formazione della personalità, si è discusso su come garantire ai figli la possibilità di conoscere la propria origine biologica, come parte integrante dell’identità, un’opportunità offerta come scelta possibile ai figli, ma che richiede la disponibilità dei genitori. Si affermano così vari tentativi di regolamentare le situazioni di fatto, giungendo a riconoscere forme di plurigenitorialità mentre il bambino contrae una serie di doveri differenziati nei confronti di coloro che lo hanno messo al mondo e/o fatto crescere.

Cover Lemà sabactàni ? 15I risultati poco soddisfacenti a cui conducono i vari tentativi di tutelare i figli spingono Casalone a un supplemento di indagine: si tratta da un lato di ascoltare con attenzione i dati raccolti dalle scienze umane, troppo facilmente trascurati; dall’altro di ricorrere a una riflessione più profonda per meglio comprendere il senso della genitorialità e della filiazione.

È soprattutto il punto di vista dei figli (cioè dei più deboli) ad essere gravemente sottovalutato e a mostrare la necessità di una comprensione più articolata e ricca di che cosa significhi essere genitori. Si tende anzitutto a non considerare con sufficiente serietà le ricadute problematiche, pur ampiamente descritte in letteratura, nel caso di fratture nelle relazioni familiari, di moltiplicazione delle figure parentali o di assenza dei genitori biologici (sia nell’adozione, sia nella donazione anonima). Gli studi sulle adozioni omosessuali sono, da parte loro, piuttosto insoddisfacenti. Le ricerche spesso citate per «dimostrare» che i bambini passano incolumi in questa esperienza confermano piuttosto il contrario di quanto vorrebbero. In sintesi – afferma Casalone – sembra che i tentativi fatti per tutelare gli interessi dei figli nelle variegate costellazioni relazionali che incontriamo nella nostra società, risultino ampiamente insufficienti e conducano a esiti paradossali.

Inoltre, la filiazione viene astratta dalla fonte da cui prende origine e considerata in modo isolato, come se fosse uguale attribuirla a una persona singola o a una coppia impegnata in un patto stabile di alleanza e in un progetto di vita comune. Al contrario, va sottolineato con forza come «L’amore dei genitori per il loro figlio non è solo individuale: è anche indiretto, condiviso, mediato dal legame che unisce i genitori tra loro. L’intreccio tra coniugale e genitoriale (parental) è molto profondo, nei due sensi». Le disavventure dell’alleanza coniugale, quanto a stabilità ed equilibrio, si ripercuotono nella vita dei figli. Le sue qualità e durata sono da tutelare per l’interesse della progenie.

Per quanto riguarda il benessere dei figli nelle coppie omosessuali, la domanda non è tanto se i bambini siano abbastanza resistenti da adattarsi ai desideri degli adulti, quanto piuttosto quali siano le migliori condizioni in cui essi possono dispiegare tutti gli aspetti della loro umanità. L’amore tra persone non è solo affetto, ma anche sostegno attivo delle condizioni di crescita dell’altro. Non si discute delle competenze personali, talvolta migliori nelle coppie omosessuali, ma delle più ampie e profonde dinamiche strutturali.

I genitori si trovano al crocevia di legami diversi e sono chiamati, per corrispondere in senso pieno alla responsabilità implicata nel gesto della generazione, ad assumerli in modo unitario, impegnandosi a custodirne e favorirne la maggiore coesione possibile: sia i legami interpersonali, nella coppia e con le generazioni nella famiglia, sia i legami tra le diverse dimensioni della filiazione (genetica, legale e socio-educativa). In questo modo – sostiene Casalone – verrà tutelato il maggior bene dei figli, che hanno bisogno di stabilità e di unità nel loro esigente compito di maturazione personale e relazionale.



L’Associazione LA PIETRA SCARTATA da anni accompagna e supporta le famiglie nella vocazione a prendersi cura dei bambini abbandonati o temporaneamente allontanati dalla propria famiglia, conservando o restituendo loro la dignità di figli, mentre si rende testimonianza dell’Amore di Dio nell’accoglienza familiare affidataria o adottiva, secondo il carisma proprio del sacramento matrimoniale, vissuto nell’ambito fecondo delle relazioni coniugali.


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