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Avvenire “Nessun ladro di bambini nelle adozioni”. A commettere abuso di potere fu la CAI. Le false illazioni de L’Espresso

Puntuale e dettagliata la disamina sull’affaire adozioni Congo a cura di Luciano Moia, da sempre attento al mondo delle adozioni internazionali, nell’articolo “Inchiesta archiviata. Nessun ladro di bambini nelle adozioni”, pubblicato il 10 marzo us, su Avvenire.

“Adozioni, adesso la lunga stagione dei veleni è ufficialmente finita” scrive Moia. E di fatto lo scorso 5 marzo il Tribunale di Milano, accogliendo la richiesta della Procura, ha definitivamente archiviato “per infondatezza della notizia di reato” il procedimento avviato ai danni di Ai.Bi. per presunte irregolarità riguardanti le procedure di adozione in Congo (RDC).

Un’archiviazione che segna la fine di un lungo periodo che ha visto ombre pesanti allungarsi sull’intero sistema delle adozioni, già pesantemente indebolito dalla crisi economica, generando una crisi di fiducia che ha minato la credibilità degli enti, i rapporti con le famiglie adottive, la collaborazione tra tribunali minorili ed ente di controllo centrale (appunto la CAI).

Un caos istituzionalizzato” – così viene definita la precedente gestione CAI –  “determinato dalla paralisi della Commissione decisa dall’ex vicepresidente Silvia Della Monica.”

Per tamponare il declino delle adozioni già in corso “sarebbe stato necessario” – si legge nell’articolo di Moia –  “ridare fiducia a tutto il sistema, ridare energia all’’impegno degli enti, convincere le famiglie che la scelta dell’adozione rimane un percorso di accoglienza e solidarietà meritevole di essere percorso.

Della Monica, invece, fa esattamente il contrario – continua Moia ripercorrendo tutte le fasi di questa assurda vicenda – “punta il dito contro Ai.Bi. con accuse che oggi sappiamo infondate, paralizza le attività della CAI (una sola riunione in 3 anni), non si adopera per i rimborsi spettanti alle famiglie, non si cura dei rapporti con i Paesi di provenienza dei bambini.”

E come se non bastasse sfumano, per ragioni tuttora avvolte nel mistero, incontri già in calendario con delegazioni del Vietnam, del Kazakistan e del Burundi.

Il resto” – scrive Moia – “lo fanno reportage fondati sul nulla, come quello avviata da L’Espresso nel luglio 2016, che parla  di “ladri di bambini” accusando guarda caso proprio Ai.Bi.”.

Una convergenza verso lo stesso bersaglio, fa notare Avvenire, quella tra CAI e L’Espresso, che non può non destare ora molti interrogativi alla luce dell’archiviazione per, si badi bene, “infondatezza della notizia di reato”.

Nelle 31 pagine della sentenza di archiviazione il GIP entra nel merito della vicenda africana e sottolinea che nella gestione di parti delle procedure adottive in Congo, la CAI, sotto la vicepresidenza di Della Monica, abbia “travalicato i propri poteri istituzionali e commesso un abuso di potere”

“Perché tutto questo?” si chiede Luciano Moia. Sebbene sia impossibile comprendere quali strategie perseguisse Della Monica, è facile intuire chi ha pagato davvero per tutta questa vicenda: “sono le centinai di famiglie demotivate e scoraggiate dal proseguire il loro percorso adottivo, i bambini a cui sono stati sottratti potenziali genitori e l’intero Paese privato del contagio positivo derivante dall’abbraccio della solidarietà accogliente che sarge semi virtuosi nel corpo sociale”.

E’ questa la triste conclusione a cui giunge Moia.

Leggi tutto l’articolo su Avvenire del 10 marzo 2019.

Leggi anche Avvenire “Milano. Adozioni, finita la stagione dei veleni. Archiviata l’inchiesta su Ai.Bi.”



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