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Dal barcone a “casa”: “Quando li abbiamo accolti ci hanno chiamati ‘mamma’ e ‘papà’… e ci hanno fatto sentire nonni”

pellini_coppia2001Sono poco più che ragazzini, ma la vita li ha trasformati in adulti “forzati” e costretti ad attraversare interi continenti e a sfidare la morte nella speranza di un futuro migliore. Le giovani coppie di migranti accolte da metà agosto nel nuovo centro di accoglienza “La Tenda di Abramo” di Amici dei Bambini, realizzata in provincia di Milano in collaborazione con la Prefettura del capoluogo lombardo, hanno tutte tra i 21 e i 26 anni. Un’età in cui i giovani italiani studiano, iniziano a lavorare o cercano di farlo, nella maggioranza dei casi hanno una famiglia che li aspetta a casa con un piatto caldo e un tetto sotto cui dormire. Loro, invece, hanno provato sulla propria pelle la miseria, le persecuzioni, le violenze delle guerre.


La loro storia è stata raccontata nel corso della prima giornata della XXIV Settimana di formazione e studi di Ai.Bi. e “La Pietra Scartata” a Gabicce Mare. A descrivere l’emozione dell’incontro con questi giovani migranti sono stati Cristina e Paolo Pellini, coordinatori regionali di Ai.Bi. Lombardia. Sono stati loro, infatti, ad andarli a prendere dalla parrocchia del quartiere milanese di Bruzzano, dove erano temporaneamente ospitati, e ad accompagnarli al centro di accoglienza di Amici dei Bambini. Rappresentano una parte di quella ristretta minoranza dei  circa 200 migranti ospitati a Bruzzano ad aver dichiarato di voler restare in Italia e ad aver fatto richiesta di asilo al nostro Paese. Fino a dicembre hanno una casa, che è proprio “La Tenda di Abramo”. Fuggono dai loro Paesi per cercare in Europa una vita più sicura. Per sé e per i propri piccoli. Perché questi giovanissimi sono già genitori o stanno per diventarlo. “La prima coppia entrata nel centro di accoglienza – racconta Cristina – arriva dalla Nigeria e da 5 mesi aspetta una bambina. Nigeriana è anche Sara, la piccola di una settimana nata da due ragazzi entrati a ‘La Tenda di Abramo’ subito dopo la prima coppia. A cui si è aggiunta negli ultimi giorni una terza famiglia, che arriva dalla Guinea, ed è in attesa del terzo figlio che nascerà tra un paio di mesi”. Questi ultimi hanno già 2 figli, lasciati a casa con i nonni. E lei, la mamma, ha solo 21 anni. “Sono già genitori, ma hanno le stesse necessità dei 20enni italiani – dice ancora Cristina -: se chiedi loro che cosa desiderano, ti dicono ‘le cuffiette per ascoltare la musica’”.

Nel percorso da Bruzzano al centro di accoglienza, Cristina e Paolo hanno avuto modo di conoscerli meglio e di comprendere le loro storie e i loro sogni. “Hanno capito subito che con Ai.Bi. avevano trovato una famiglia – ricorda Paolo -. Tanto che ci hanno chiamati ‘mamma’ e ‘papà’. Lo ammetto: in quel momento ci hanno fatto sentire nonni.

L’obiettivo, con il tempo, è quello di costituire una sorta di gemellaggio, di aiuto interfamiliare, tra famiglie italiane e famiglie migranti, in modo che le prime sostengano le seconde. Una sorta di sostegno a (minima) distanza, che faccia sentire davvero a casa chi, la propria casa, l’ha dovuta lasciare  per salvare sé stesso e un figlio.



L’Associazione LA PIETRA SCARTATA da anni accompagna e supporta le famiglie nella vocazione a prendersi cura dei bambini abbandonati o temporaneamente allontanati dalla propria famiglia, conservando o restituendo loro la dignità di figli, mentre si rende testimonianza dell’Amore di Dio nell’accoglienza familiare affidataria o adottiva, secondo il carisma proprio del sacramento matrimoniale, vissuto nell’ambito fecondo delle relazioni coniugali.


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