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Don Paolo Gentili. “Adozione e affido: un risveglio per tutta la Chiesa”

lps-gabicce-1“Come incoraggiare l’adozione e l’affido quale segno altissimo di generosità feconda?” Lo chiede il Papa ai fedeli nel nuovo questionario sulle sfide della Chiesa in relazione alla delicata realtà della famiglia, in vista del Sinodo ordinario che vedrà i vescovi confrontarsi su questo tema nel mese di ottobre 2015. L’adozione e l’affido entrano quindi tra le tematiche principali della pastorale familiare.Un segnale molto importante – commenta don Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio nazionale della Conferenza Episcopale Italiana per la pastorale familiare –. Non si può pensare al senso del matrimonio se si dimentica quella fecondità non solo biologica che diventa solidarietà, apertura e accoglienza a tutto tondo. Soprattutto verso i più deboli e fragili”.


L’idea di Papa Francesco di far preparare un questionario di 46 domande sulle principali questioni relative al legame tra fede e famiglia dimostra la volontà del Pontefice di voler ascoltare la voce dei fedeli. “Lo spirito aleggia su tutta la Chiesa – spiega don Gentili –, non solo sui ministri ordinati: tutti sono corresponsabili delle scelte della Chiesa”. Ascoltare il parere delle famiglie, quindi, è per don Gentili “un bellissimo gesto di coerenza perché in un ‘doppio’ Sinodo che ha al centro proprio i temi della famiglia, è giusto tener presente quello che le famiglie stesse pensano e sperano.

Il cammino solidale, infatti, per don Gentili, è un percorso che vede tutta la Chiesa vivere un “grande e confortante risveglio”, perché una pastorale familiare rinnovata “non potrà che avere effetti benefici sull’intero corpo ecclesiale” e su tutta la società.

Il questionario voluto da Papa Francesco punta in particolare l’attenzione sul matrimonio, sulla famiglia come risorsa per l’annuncio. “Si intende portare la ricchezza del matrimonio e della famiglia in tutte le situazioni – spiega don Gentili –, soprattutto quelle segnate dalla disgregazione e dalla sofferenza”. Anche se il matrimonio è visto sempre più come un peso. Circostanza, questa, di cui il titolare dell’Ufficio Nazionale Cei sulla pastorale familiare è ben cosciente. “Oggi chi si sposa – ammette – rischia di pensare soprattutto al peso degli impegni economici, alla fatica di far famiglia. Abbiamo perso il senso del matrimonio come grazia. Eppure anche chi convive da tanti anni in modo ‘convinto’ ha la percezione che il matrimonio sia comunque un’opportunità. È da questo che la Chiesa deve ripartire: “Alcune domande del nuovo questionario – dice don Gentili – interpellano proprio la necessità di rinnovare la testimonianza delle nostre comunità su questo aspetto”. Perché famiglia fa rima con bene comune. “Lavorare per la famiglia – afferma infatti don Gentili – vuol dire costruire un futuro migliore per tutti”.

 

Fonte: Avvenire

 



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