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Don Pierino Gelmini: più che di un aiuto concreto, aveva bisogno della tua fede. Così nacque la Comunità Incontro

gelmini-lpsIniziano gli anni 80: come era tutto diverso allora! La politica aveva un altro fascino, si pensava in grande, tutto appariva realizzabile, possibile. Nascevano le grande sfide, i grandi personaggi, i grandi preti
Non ne avevo mai sentito parlare, mi telefona un giorno un’amica di vecchia data: “Possiamo venirti a trovare – mi chiese –? Vorrei presentarti un sacerdote che dice di avere bisogno del tuo aiuto”.
Allora avevo un incarico alla segreteria politica di piazza del Gesù, la storica e “potente” sede del mai dimenticato – e rimpianto – partito della Democrazia Cristiana. “Certo , Marisa – risposi –, quando volete”.
Checché se ne dica, in quegli anni era diverso: chi faceva politica sentiva un naturale dovere di dedicare gran parte della propria giornata lavorativa a incontrare persone e ad ascoltarne i problemi. Non c’era la schizofrenica e paranoica attenzione di oggi da parte dei media su tutto ciò che fa o dice un politico. A tutto vantaggio delle relazioni interpersonali e della realizzazione di grandi progetti: e quanti ne sono sorti in quegli anni!
“Ecco don Pierino”. Un solo aggettivo credo che accomuni il giudizio di  quanti l’abbiamo incontrato  la prima volta: “vulcanico!”
E come un vulcano appunto, “investiva” l’interlocutore di dettagli e particolari del suo progetto: una grande comunità per togliere dalla disperazione della solitudine quanti erano caduti nella spirale della tossicodipendenza. Però aveva bisogno di essere sostenuto in questa impresa, ma soprattutto – e questo mi colpì – di persone che credessero in lui e nella possibilità di “redenzione” dei suoi giovani. Don Pierino, più che di un aiuto concreto, aveva bisogno della tua fede! Dopo, il resto sarebbe avvenuto…
E così nacque la “Comunità Incontro” di Molino Silla.
Quel mattino di quasi 35 anni fa nasceva la “nostra” amicizia: una volta era lui a chiedermi una cortesia, una telefonata, una altra volta ero io a invocare un suo interessamento per qualche giovane che rischiava di perdersi per sempre…
Come quel giorno in cui alcuni amici mi fecero vedere un piccolo ma grazioso altopiano costellato da alcune case, una volta abitate da contadini, che rischiavano di andare in rovina: “Si potrebbe fare qualcosa di carino in questa villetta”, proposero. “Perché non una comunità di recupero? Mi sembra il luogo ideale – risposi –: lasciatemi fare una telefonata”.
In pochi giorni don Pierino era lì, l’idea gli piacque e nel giro di un “amen” la nuova comunità di Megna vide la luce… i “grandi” preti fanno così!
Questa sua determinazione, la sua volontà di andare avanti, di raggiungere l’obiettivo – anche contro tutto e tutti, se necessario – fu per me  un esempio da seguire, quando decidemmo di dare vita alla nostra associazione.
Con il passare degli anni, cresceva la “Comunità Incontro”, cresceva “Ai.Bi.”: ciascuno lottava contro il grande “nemico”, “l’abbandono”, che fagocitava in ogni parte del mondo le sue prede preferite: i giovani, i bambini…
Poi forse troppo presi dai nostri impegni ci perdemmo di vista – “anche se ti seguivo nei giornali e in tv” – fino alla brutta notizia di quella sera: ma si sa – “lo hai sempre sostenuto”il maligno non smette mai la sua lotta instancabile contro chi opera per il bene del prossimo e la menzogna è sempre stata la sua arma migliore, pronta a colpire duramente per distruggere tutto ciò che può portare alla salvezza.
Mi sono ricordato, in quei momenti e nei mesi successivi in cui le nubi si addensavano  minacciose sul suo capo, di un insegnamento che i “grandi” preti, come don Pierino, hanno assunto come loro linea guida: rispondere al male ricevuto con un maggior impegno nel donare il bene.
Ed è questa la sua testimonianza che mi porterò nel cuore, per sempre.
Grazie don Pierino e… arrivederci, presto.


Marco Griffini



L’Associazione LA PIETRA SCARTATA da anni accompagna e supporta le famiglie nella vocazione a prendersi cura dei bambini abbandonati o temporaneamente allontanati dalla propria famiglia, conservando o restituendo loro la dignità di figli, mentre si rende testimonianza dell’Amore di Dio nell’accoglienza familiare affidataria o adottiva, secondo il carisma proprio del sacramento matrimoniale, vissuto nell’ambito fecondo delle relazioni coniugali.


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