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EPIFANIA DEL SIGNORE

PRIMA LETTURA Dal libro del profeta Isaìa

Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te. Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere. Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio. Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perché l’abbondanza del mare si riverserà su di te, verrà a te la ricchezza delle genti. Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Màdian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore.
SECONDA LETTURA Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni


Fratelli, penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero. Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo.

 

VANGELO Dal Vangelo secondo Matteo

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

 

 OMELIA

Tutti noi sappiamo che la parola ‘Epifania’ significa ‘manifestazione’. L’epifania del Signore, la solennità di oggi, è la festa della manifestazione di Gesù.

L’apostolo Paolo, nella seconda lettura, dalla lettera agli Efesini, dice che adesso, ai nostri giorni, è stato finalmente «manifestato» e «rivelato» il «mistero» di Gesù: in lui «le genti», tutti i popoli, «sono chiamate» a partecipare alla «stessa eredità», alla «stessa promessa», per formare «lo stesso corpo».

Tutta la vita di Gesù, dalla nascita alla sua Pasqua, è la manifestazione della grazia di Dio, ma in modo particolare, la liturgia ci fa celebrare, oggi, il giorno del primo incontro tra Gesù, ancora piccolo, con quelli che venivano chiamati i ‘pagani’, i non ebrei. Ecco, in quel giorno Gesù si è manifestato ed è stato riconosciuto come ‘re’ e Signore di tutti i popoli, per tutta la terra.

È l’incontro con i Magi.

 

Questo bellissimo episodio, raccontato nel Vangelo di Matteo, trova una prefigurazione nel profeta Isaia: l’abbiamo ascoltato nella prima lettura.

Il profeta si rivolge a Gerusalemme, quasi traboccante di gioia, perché immagina una scena mai vista: «Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te». Mentre le tenebre ricoprono la terra e la «nebbia fitta avvolge i popoli», Isaia vede una luce, «il Signore», che nella sua gloria «risplende» sulla città santa.

E, soprattutto, annuncia che le genti saranno attratte da questa luce, venendo anche da molto lontano, con un lungo cammino: «Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te». Porteranno, dice il profeta, «oro e incenso» con «uno stuolo di cammelli» e «dromedari».

Questa sarà una gioia immensa per Gerusalemme: «guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore». La gioia, in Israele, sarà traboccante!

Nel racconto del Vangelo, all’interno di una trama affascinante, troviamo il compiersi di questa profezia.

 

La vicenda dei Magi è molto intensa e ricca dal punto di vista simbolico. Questi uomini venivano, probabilmente dalla Persia, ed erano sacerdoti, astronomi, ‘scrutatori del cielo’.

Quando arrivano a Gerusalemme, essi chiedono: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo».

Questi Magi sono un’immagine molto bella della ricerca di Dio, un desiderio che è in ogni uomo, anche oggi, anche se per molti dei nostri contemporanei questo ‘desiderio’ sembra svanito. Più che in ogni altra epoca, noi corriamo il rischio, in questo nostro tempo, di nascondere e di eliminare i segni di Dio, perché ci illudiamo di poterne fare a mano e di bastare a noi stessi.

Il cielo lo scrutiamo ancora, ma solo con i telescopi potentissimi, che ci permettono di scoprire le galassie più lontane, ma ci fermiamo alle stelle. Ci fermiamo alle cose e non sappiamo riconoscere nelle cose i segni, che ci parlano di Dio.

Le cose ci rimandano oltre le cose!

Ecco i Magi sono il segno prezioso di questo ‘anelito’, di questa ricerca, che caratterizza da sempre l’uomo e lo spinge a non fermarsi a ciò che vede e tocca, alla ricerca di Dio.

 

La richiesta dei Magi è, incredibilmente, molto precisa: in coincidenza con il segno di una stella particolare, chiedono dove sia nato il re dei Giudei. La richiesta giunge alle orecchie del re Erode.

Dice il Vangelo di Matteo: «il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme». Il grande re si sente minacciato da questo piccolo re. Ha paura di dover un giorno perdere il suo regno, il suo potere, la sua gloria, i suoi privilegi.

Con il re, però, si spaventa anche tutta Gerusalemme! La risposta della città santa è esattamente il contrario di quello che aveva detto il profeta Isaia, quando aveva parlato della gioia di Gerusalemme.

 

Il re allora, fa radunare «tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo». Li chiama tutti a consulto, per informarsi sul luogo di nascita del Cristo, il Messia.

Questi sapienti della Legge, questi conoscitori della Scrittura, conoscono bene la risposta. Citano il passo del profeta Michea:«E tu, Betlemme, terra di Giuda …»”.  

Tutto questo ci deve far pensare: quelli che avrebbero dovuto conoscere la Scrittura, la conoscono a memoria e sanno quello che c’è scritto, ma rimangono indifferenti. Sanno, ma non si muovono, non si mettono in cammino.

Quelli invece che non conoscono la scrittura, i Magi, si mettono in cammino e affrontano anche un lungo viaggio, con difficoltà, pericoli, ostacoli. Per questi, il più grande ostacolo, paradossalmente, sono proprio quelli che dovrebbero essere i credenti.

E questo ci deve far riflettere: non è che, a volte, siamo proprio noi credenti che diventiamo un ostacolo per quelli che cercano Dio?

Nel racconto di Matteo l’ostacolo sta nel fatto che questi ‘credenti’ sanno a parole, ma in realtà sono lontani dal Signore e dalla sua Parola! A volte siamo proprio noi credenti che diventiamo un ostacolo, una barriera, un impedimento per coloro che cercano Dio!

 

Il più perfido di tutti, però, è Erode. È uno che trama in segreto.

Fa chiamare i Magi, facendo loro credere di essere anche lui interessato ad adorare questo piccolo re, che è appena nato. Si informa accuratamente sul tempo preciso di quando è apparsa la luce della stella. Li invia a Betlemme e raccomanda loro di cercare il bambino e di fargli sapere di lui.

Il re Erode inganna questi Magi. È un uomo di menzogna, che usa il suo potere, per accrescere i suoi privilegi. È la sua tentazione.

È la tentazione dei ‘politici’ di ogni tempo: difendere i propri egoistici comodi, spacciandoli per il bene di tutti!

Una tentazione, questa, che per la verità non riguarda solo i politici, ma tutti noi. Anzi, molti di quelli che pensano male di tutti i politici, sempre, non fanno altro che rivelare se stessi, le proprie tentazioni, le proprie ambizioni.

La politica non è una cosa ‘sporca’, come nessun altro ‘lavoro’ umano. Ma è facile che anche lì si annidino tentazione e corruzioni, perché c’è più potere, denaro, privilegi.

 

Ma torniamo al racconto dei Magi.

Appena partono da Gerusalemme, diretti a Betlemme, essi rivedono di nuovo la stella che li aveva guidati in tutto il viaggio. «Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima».

Il re Erode, invece, con tutta Gerusalemme, era stato turbato. I capi dei sacerdoti e gli scribi, grandi conoscitori della Legge, non si erano mossi nemmeno di un centimetro.

Invece i re Magi sono ‘travolti’ dalla gioia. Sono loro a provare quella gioia che il profeta aveva detto che avrebbe dovuto invadere Gerusalemme!

 

«Finché» la stella si ferma proprio «sopra il luogo dove si trovava il bambino». Quella luce era il segno di Gesù, che è la luce! Allora i Magi varcano la soglia della casa dove trovano «il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono». È una scena tutta in silenzio, come il silenzio degli astri del cielo.

Hanno davanti a sé un ‘quadretto’ normalissimo. Nulla di eccezionale: un piccolo bimbo, con la sua mamma. Avrebbero potuto scandalizzarsi, questi Magi. Avrebbero potuto protestare, arrabbiarsi: “ma come, abbiamo fatto tutto questo viaggio lungo e difficile per arrivare qui, davanti a questo bambino, piccolo, umile, che non ha niente di eccezionale ai nostri occhi”.

Questo è davvero straordinario: questi Magi sanno riconoscere Dio nelle cose più piccole. Hanno gli occhi capaci di stupirsi. Si sono lasciati ammaestrare dalla Parola e hanno creduto.

 

Portano tre doni, altamente simbolici, che raffigurano ‘chi’ è quel bimbo: l’oro per il re, l’incenso per il sacerdote, la mirra per l’uomo che verrà ucciso.

Poi tornano al loro paese, lontani da Erode.

 

Questi Magi sono uno straordinario invito al cammino, per ciascuno di noi: accogliere e testimoniare la luce e la gloria di Dio in Gesù, nella nostra vita.



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