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Essere chiamati per nome

Dal Vangelo secondo Luca ( LC 16,21 )


<< Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’Angelo prima che fosse concepito nel grembo>>.

Commento

Una delle esperienze più eccezionali e straordinarie di una coppia è fantasticare sul nome da dare al proprio bambino.

Dopo l’annuncio del concepimento, il pensare al suo nome significa già configurare l’identità di colui che nascerà: è in questo momento che viene riconosciuto come figlio, un nome che appartiene prima a noi, al nostro passato, al nostro modo di essere, che a lui .

In quel nome noi forgiamo un segno indelebile: il “marchio” del nostro amore per lui, il giuramento di camminare sempre al suo fianco, nelle avversità e nelle gioie della vita.

Ci sono bambini che nascono senza nome, partoriti e subito abbandonati;

ci sono bambini che vivono nell’attesa di qualcuno che “metta” loro un nome;

ci sono bambini a cui hanno cancellato il nome; ci sono bambini che dimenticano il loro nome;

ci sono bambini che non sono mai stati chiamati per nome ….

…… è iniziato un nuovo anno: ci sono angeli che stanno desiderando di chiamarli con nome di figlio!

Preghiamo:

Nel primo mistero preghiamo per tutti i bambini che nasceranno in questo anno perché possano essere riconosciuti e accolti con il nome di figlio;

Nel secondo mistero preghiamo per i minori che sono stati abbandonati, perché possano quest’anno, essere finalmente chiamati con nome di figlio;

Nel terzo mistero preghiamo per chi sta pensando di adottare un bambino perché già, fin da questa notte, lo chiami con nome di figlio;

Nel quarto mistero preghiamo per i coniugi che non hanno figli perché possano sentire nei loro cuori la voce di chi li sta chiamando con nome di padre e madre;

Nel quinto mistero preghiamo perché ciascuno di noi possa chiamare ogni bambino abbandonato con il nome del proprio figlio.



L’Associazione LA PIETRA SCARTATA da anni accompagna e supporta le famiglie nella vocazione a prendersi cura dei bambini abbandonati o temporaneamente allontanati dalla propria famiglia, conservando o restituendo loro la dignità di figli, mentre si rende testimonianza dell’Amore di Dio nell’accoglienza familiare affidataria o adottiva, secondo il carisma proprio del sacramento matrimoniale, vissuto nell’ambito fecondo delle relazioni coniugali.


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