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Guardo la pelle di mia figlia: è scura, eppure se la tocco è uguale alla mia.

Volentieri riproponiamo anche sul nostro sito la lettera di una mamma adottiva indirizzata a Papa Francesco e condivisa col direttore di Famiglia Cristiana al quale confida di essere “madre biologica e adottiva“.


Sua figlia è nata in Africa e condivide con molti genitori adottivi dall’Africa, specie dalla Repubblica Democratica del Congo dove è nata sua figlia, un clima di dolore e apprensione per la deriva razzista, di intolleranza, di discriminazione degli ultimi tempi. Come molti altri genitori adottivi, oltre alle opere quotidiane, utilizza i social per cercare di diffondere della buona e giusta informazione sul fenomeno delle migrazioni, combattendo le fake news, spendendo tempo ed energie per superare i pregiudizi. Purtroppo però non basta. E questo processo di disumanizzazione si sta inesorabilmente diffondendo, grazie anche alle sbagliate scelte politiche che tutti ci troviamo a pagare. Anche Patrizia è stanca e a volte le sembra di essere sola.

Ha scritto la lettera al Papa in occasione della sua visita a Bari del 7 luglio u.s., dopo l’ennesima giornata passata a rispondere a chi ritiene che i migranti vadano respinti e “dopo la morte di quei tre angioletti di pochi mesi” che l’ha straziata: “ero amareggiata. Non so se mai il Santo Padre la leggerà. Temiamo per i nostri fratelli e sorelle migranti. Temiamo di consegnare ai nostri figli una nazione non pronta ad accoglierne una diversità che è ricchezza“.

Purtroppo non è riuscita a recapitare la lettera per tempo presso la Santa Sede ed ha così chiesto a Famiglia Cristiana di aiutarla “a far sentire questo grido“. Esercizio che con umiltà ci proponiamo qui di condividere.

Questa la lettera indirizzata da Patrizia Altini al Papa:

«Caro Santo Padre, chi ti scrive è una mamma. Una mamma che ha aperto il ventre per accogliere una vita, e il cuore per accoglierne un’altra dall’Africa.

Ti scrivo perché il sette luglio sarai a Bari, nella mia città, e andrai a pregare sulle reliquie di Nicola, un santo nero arrivato da lontano su una barca che non naufragò, amato e venerato a Bari e nel mondo. Che se non fosse stato santo e fosse sbarcato di questi tempi sulle nostre coste sarebbe stato un migrante. E non sarebbe stato né riconosciuto, né accolto, né amato. Ma si amano i santi, e talvolta si odiano i vivi.

In questi giorni di deriva razzista, di intolleranza, di emarginazione, giorni pesanti di morti annegati, pesanti di odio, siamo in tanti a batterci affinché non si dimentichi che siamo tutti fratelli nell’umanità. Come arma abbiamo solo la nostra parola e le nostre opere, ma non bastano contro questa barbarie di sentimenti. E ci stupiamo sempre più spesso nel constatare quanto certe forme di intolleranza e di rigetto arrivino proprio da gente che si professa cattolica.

Santo Padre, in questo momento solo la tua voce può alzarsi, forte e potente, e contrastare il clima di indifferenza e di odio in cui ci troviamo a vivere, e che ci porta a temere la disumanità del nostro vicino, non lo straniero dei gommoni. Sabato ricorda, se puoi, a coloro che pregheranno con te e ti ascolteranno, che non si può far parte dell’umanità se non ci si riconosce fratelli nella stessa umanità. Ricorda, se puoi, che non ci sono compromessi nella fede e nell’amore. E che Dio guardandoci e amandoci non vede il colore, la lingua, la religione, ma vede solo i suoi figli, e ci insegna a fare così, a guardarci l’un l’altro come fratelli. Ricorda, se puoi, che ai fratelli che soffrono o sono in pericolo, si tende la mano, non la si nega, non la si allontana. Ricorda, se puoi, che in quei barconi c’è il figlio dell’uomo, e che continua a morire, non in croce ma annegato, perché non lo abbiamo riconosciuto, aiutato, accolto…

Guardo la pelle di mia figlia: è scura, eppure se la tocco è uguale alla mia, Santo Padre… E io voglio consegnare a mia figlia, a mio figlio, alle generazioni che stanno crescendo un mondo in cui la pace e la fratellanza dei popoli non restino parole ingombranti ma un diritto riconosciuto e rispettato. Grazie Santo Padre».



L’Associazione LA PIETRA SCARTATA da anni accompagna e supporta le famiglie nella vocazione a prendersi cura dei bambini abbandonati o temporaneamente allontanati dalla propria famiglia, conservando o restituendo loro la dignità di figli, mentre si rende testimonianza dell’Amore di Dio nell’accoglienza familiare affidataria o adottiva, secondo il carisma proprio del sacramento matrimoniale, vissuto nell’ambito fecondo delle relazioni coniugali.


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