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I bambini abbandonati non hanno religione!

Ho letto il commento al Rosario dal titolo C’è sempre il volto di Gesù su quello di mio figlio? Ecco credo di sì, ma anche quello di Allah, di Maometto, di Abramo. I bambini abbandonati non hanno religione, vogliono solo amore e affetto. Non preghiere, incenso, mirra e dogmi che non servono quanto un abbraccio. Per essere dei buoni genitori non occorre essere cristiani, occorre essere delle buone persone e lo si può essere indipendentemente dalla religione. Quindi l’importante è che tu veda il volto di tuo figlio, non il volto del figlio di un altro (questa è a doppio significato, sia cristiano sia ateo).

Davide

 

FOGLIAZZAGent.mo Davide,

grazie per le interessanti sollecitazioni che volentieri raccogliamo. Rispettiamo le sue considerazioni e ci permettiamo di accompagnarle con alcune sintetiche riflessioni destinate solo a rilanciare, ambiziosamente, il confronto su alcune delle questioni da lei richiamate.

Malgrado le formule da lei usate siano un po’ “originali”, se il suo desiderio è quello di richiamare l’attenzione circa un dato essenziale, universalmente condivisibile, che deve alimentare le premure nei confronti di ogni bambino abbandonato, riteniamo che il tentativo sia da condividere: vero, i bambini abbandonati desiderano amore, affetto, abbracci; e per essere dei buoni genitori non occorre essere necessariamente cristiani, ma “buone persone” capaci di vedere in quel bambino il volto del proprio figlio.

Ciò premesso, segnaliamo tuttavia alcuni dubbi, rischi, nei pensieri che lei propone.

In particolare, le sue parole inducono a pensare solo in contrapposizione alcune attenzioni o atteggiamenti che non necessariamente risultano essere alternativi. Nulla infatti impedisce di essere delle “buone persone” e dei “buoni genitori” mentre, ad esempio, si è cristiani e come tali si vive (per rispetto, mi limito solo a tale esperienza di fede). Inoltre, i bambini abbandonati certamente attendono amore, affetto, abbracci, ma non si capisce come tali attenzioni siano necessariamente inconciliabili con un’“identità religiosa”, con “preghiere, incenso, mirra e dogmi” che nell’esperienza cristiana esprimono ben altro da ciò che lei sembra suggerire.

Avrebbe sicuramente ragione se “preghiere, incenso, mirra e dogmi” fossero liquidabili solamente come espressioni del tutto insignificanti di una sorta di sovrastrutture – intuisco forse ingombranti e superflue – , le “religioni”, peraltro da lei presentate come promiscuamente equivalenti.

Nei commenti al Vangelo che in questo sito accompagnano la preghiera del Santo Rosario, non troverà mai una simile “religione”, ma la passione di chi incontrando l’“altro” (coniuge, figlio, prossimo …), si pone nella dimensione delle relazioni e del comune cammino, secondo la logica dell’incondizionata dedizione che istruisce l’accoglienza dell’altro e il dono di sé. In queste pagine potrà trovare, senza pretesa di esclusività o prevaricazione, testimonianze e pensieri di coloro i quali sono giunti a tale esperienza di vita grazie all’incontro con il Signore Gesù, così come di altri che hanno incontrato Gesù o si sono interrogati sulla sua identità e volontà proprio grazie all’esperienza vissuta con la persona amata, col figlio desiderato e accolto, magari in adozione.

Tutt’altro dall’essere anonima e inutile – che si dia o meno nulla cambierebbe -, l’esperienza religiosa – universale e propria dell’umano- non dovrebbe mai condurre alla morte l’uomo o rappresentare uno strumento per il suo asservimento: infatti, se vissuto con cuore sincero, ragione cristallina e libera volontà, l’incontro col Risorto, per grazia, rivela all’uomo la sua autentica identità e il senso della sua vita che, buona, deve fare i conti nella storia con alterne e ambigue vicende, anche attrezzandosi con “preghiere, incenso, mirra e dogmi” ovvero gesti, parole, oggetti e un pensiero non ingenui. Forse una pretesa, magari una semplice e non riservata ma accessibile opportunità.

Non tutte le relazioni sono equivalenti, non tutti i desideri e non tutte le esperienze sono assimilabili senza possibili e differenti, entusiasmanti o tragici, esiti. In queste pagine non troverà cristiani che adottano per convertire, ma coniugi innamorati che nel nome di Gesù accolgono per amore e per amare: la conversione che vivono e testimoniano è ben altra cosa da una rappresentazione (banale?) delle religioni e del cristianesimo in cui sinceramente fatichiamo nel riconoscerci. Forse ha ragione, i bambini non “hanno” religione, i bambini “esprimono religione”.

Con gratitudine e rispetto,

Gianmario Fogliazza

Centro studi teologici di Ai.Bi. 

 



L’Associazione LA PIETRA SCARTATA da anni accompagna e supporta le famiglie nella vocazione a prendersi cura dei bambini abbandonati o temporaneamente allontanati dalla propria famiglia, conservando o restituendo loro la dignità di figli, mentre si rende testimonianza dell’Amore di Dio nell’accoglienza familiare affidataria o adottiva, secondo il carisma proprio del sacramento matrimoniale, vissuto nell’ambito fecondo delle relazioni coniugali.


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