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L’umiltà e i suoi frutti.

14AHa guardato l’umiltà della Sua serva, ha disperso i potenti”, recitiamo ogni sera nei Vespri, ricordando la grandezza della Vergine Maria, madre di Gesù.

Ma cos’è l’umiltà? Spesso pensiamo sia remissione, non far valere le proprie ragioni, essere sottomessi, camminare a testa bassa … tutte cose che istintivamente non ci piacciono per nulla, diciamo la Verità. Questo perché riduciamo l’umiltà ad un concetto morale, anzi moralistico.

L’umiltà, ce lo insegnano i Padri della Chiesa, è tutt’altro. Innanzitutto è un dono che viene dallo Spirito Santo, che quindi non abbiamo; un regalo che scende dal Cielo.

L’umiltà è una scoperta: è scoprire chi siamo veramente, vedere le nostre povertà, la nostra miseria, l’incapacità di amare gli altri, di essere come ci vorrebbe il Signore, ma in tutto questo scoprire l’amore di Cristo che non ci rifiuta, non ci giudica, ma ci accoglie come un Padre buono e paziente.

Allora comincia a fiorire in noi un po’ di umiltà: non ci sentiamo più migliori degli altri, pronti a giudicare e condannare tutti, come faceva il fariseo con il pubblicano nel racconto di Gesù nel Vangelo.

E l’umiltà ha un frutto: la comprensione e l’amore per gli altri.

Scriveva San Bernardo da Chiaravalle: «Perché tu abbia un cuore che si rattrista per le miserie altrui, bisogna che prima riconosca la tua miseria in modo da trovare nella tua anima quella del tuo prossimo, e apprenda dall’intimo di te stesso come soccorrerlo, sull’esempio del nostro Salvatore, che volle soffrire per poter compatire noi».

don Antonio



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