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Messaggeri di pace

Dal Vangelo secondo Luca (10, 3-11)


<< Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l’operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, curate i malati che vi si trovano, e dite loro: “E’ vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi”; sappiate però che il regno di Dio è vicino >>.

Commento

“Vi ho mandato ad accogliere un bambino abbandonato affinché possa conoscere l’amore e rinascere figlio. Andate dunque nel mio nome ad annunciare che il regno di Dio è qui ed esiste ogni qual volta un atto di amore reca ad un bambino la salvezza dalla perdita del padre e della madre”.

Voi che vi apprestate ad accogliere un bambino che non vive nella vostra patria tramite l’adozione internazionale siete veramente un segno, tangibile e concreto, del realizzarsi della speranza.

Entrerete in un paese straniero, più lontano di quanto avreste mai potuto immaginare, “cinti solamente” della vostra “pazienza”, unico alimento di anni e anni di attesa e aprirete le vostre braccia nel gesto della più vera e significativa accoglienza:
“possa entrare veramente la pace in questa terra se il nostro piccolo gesto di amore potrà servire a redimere un bambino dal male del suo abbandono”.

E quel bambino “scartato” da chi l’ha messo al mondo e da chi, pur essendogli vicino per lingua, tradizione e cultura non ha saputo o voluto accoglierlo, diventerà il punto di riferimento della vostra vita.

L’adozione internazionale significa per molti minori abbandonati la certezza della speranza: “anche se sono troppo grande, o troppo scuro, se siamo in tre o quattro fratelli, o purtroppo seriamente ammalato potrò essere, anch’io, un figlio! In qualche paese del mondo c’è qualcuno che mi vorrà accogliere così come sono”.

Ecco il regno di Dio e l’adozione internazionale ne rivela uno degli aspetti più concreti ed eloquenti: ogni bambino abbandonato può essere salvato!

Eppure di fronte all’adozione internazionale quanta crudeltà: chi la combatte, chi la ostacola, chi vi lucra, chi la ripudia, chi si vergogna,…

Perché quella coppia di sposi che si è dichiarata disponibile ad “accogliere” uno dei “vostri” bambini per i quali voi (e tutta la vostra politica, burocrazia, assistenza sociale) non siete riusciti a trovare una famiglia, non viene accolta come un “messaggero” del regno di Dio?

E noi, che, nonostante tutto, vogliamo ancora lottare, cosa dobbiamo fare, Signore?


Preghiamo:

Nel 1° mistero preghiamo per chi vive l’attesa dell’adozione, i futuri genitori e i loro figli, perché possano trovare nella speranza la forza di attendere il giorno dell’accoglienza;

Nel 2° mistero preghiamo per le coppie di sposi che si apprestano ad adottare, perché possano scoprire nel loro gesto dell’accoglienza il significato profondo dell’annuncio del regno di Dio;

Nel 3° mistero preghiamo per i minori abbandonati perché per ognuno di loro si avveri, nel più breve tempo possibile, il sogno della vita: rinascere figlio;

Nel 4° mistero preghiamo per coloro che stanno partendo per concludere l’adozione perché possano essere accolti nel paese straniero come messaggeri di pace;

Nel 5° mistero preghiamo per chi, non avendo ancora compreso il vero significato dell’adozione internazionale, la sta combattendo o ostacolando perché possa convertirsi e credere finalmente nell’amore.



L’Associazione LA PIETRA SCARTATA da anni accompagna e supporta le famiglie nella vocazione a prendersi cura dei bambini abbandonati o temporaneamente allontanati dalla propria famiglia, conservando o restituendo loro la dignità di figli, mentre si rende testimonianza dell’Amore di Dio nell’accoglienza familiare affidataria o adottiva, secondo il carisma proprio del sacramento matrimoniale, vissuto nell’ambito fecondo delle relazioni coniugali.


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