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Nella sinfonia dell’accoglienza, siamo sommersi dalle note della Trinità.

velas-y-rosario-fondo-810x704Si rinnova anche per il mese di Luglio la preziosa preghiera del Santo Rosario dedicata ai bambini abbandonati di tutto il mondo e alle famiglie adottive e affidatarie, una proposta delle famiglie della comunità La Pietra Scartata che per tale iniziativa si ritrovano il primo sabato di ogni mese coinvolgendo le proprie parrocchie, i gruppi e le comunità locali.


Con particolare riferimento alla spiritualità dell’accoglienza adottiva e affidataria, insieme a 5 intenzioni per la preghiera del Santo Rosario, viene offerto un breve commento al Vangelo proposto dalla liturgia per domenica 2 Luglio.

Il commento e le preghiere che accompagnano il brano del Vangelo di Matteo sono questo mese curate dai coniugi Renata e Giovanni Solfrizzi della comunità La Pietra Scartata della Lombardia.

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DAL VANGELO SECONDO MATTEO (Mt 10,37-42)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto. E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa”.

COMMENTO

Al termine del capitolo in cui narra l’affidamento ai Dodici del mandato apostolico, l’evangelista Matteo colloca questi avvertimenti prescrittivi che definiscono la dedizione incondizionata al Cristo e preannunciano la ricompensa per chi accoglie il messo evangelico. È una vera e propria “sinfonia dell’accoglienza”, questo passo del Vangelo, in cui i termini della relazione familiare (padre, madre, figli) ricorrono ben quattro volte ed il verbo accogliere ben sei volte.

La dedizione incondizionata a Cristo sembra una prescrizione alquanto dura, difficile da comprendere e ancor più da praticare: stride perfino la condanna associata all’atto di amore nella sua forma, per noi umani, più naturale e disinteressata, quella all’interno della famiglia. Gesù ci ammonisce che coltivare una relazione d’amore tra genitori e figli, di per sé, non ci salva. Chi ama i propri genitori o i propri figli più di Gesù, non è degno di lui.

In realtà, Gesù ci chiama semplicemente a qualcosa di più: anteporre la sequela di Cristo ad ogni cosa, prendere la sua croce e seguirlo, perché solo così la nostra vita si riempie di significato.

Trovare la propria vita senza aver preso la croce di Gesù ed essersi incamminati al suo seguito, non vale nulla e per questo “chi avrà trovato la sua vita la perderà”. Ma chi prende la sua croce, chi lo segue sulla strada del vero amore e della salvezza, è davvero degno di Gesù e anche se perderà la propria vita per causa sua, la troverà.

Si tratta di una situazione ben nota a chiunque abbia fatto, anche solo per qualche minuto, l’esperienza di genitore: non a caso il vero genitore, ciascuno di noi, è pronto a sacrificare la propria vita per ciascuno dei suoi figli.

La chiave di lettura è nell’accoglienza, che significa riconoscere il vero significato delle nostre esperienze di vita e disporci disinteressatamente a ricevere il dono che esse contengono.

Accogliere è di per sé, certamente, un atteggiamento commendevole, che merita ricompensa: ma fino a quando rimarremo legati alla nostra esperienza terrena riceveremo solo per quel che avremo dato, che sia la ricompensa del profeta o quella del giusto.

Gesù, invece, ci promette la ricompensa del dono, che moltiplica secondo un’aritmetica sovrabbondante che non ha nulla a che vedere con la nostra matematica terrena. Sarà sufficiente un gesto davvero minimo di accoglienza come il dissetare con un solo bicchiere di acqua fresca uno di questi “piccoli”: ma se lo avremo fatto perché avremo riconosciuto il discepolo, il mandato da Lui, allora anche un così piccolo gesto meriterà la nostra ricompensa. Perché “chi accoglie [il discepolo] accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato”.

PREGHIAMO

Nel primo mistero preghiamo per i bambini abbandonati che si sentono rifiutati e che pensano di avere la colpa del proprio abbandono. Preghiamo perché possano sentire l’amore di Gesù e perché possano riacquistare la fiducia in loro stessi, accolti con amore in famiglie che li aiutino a crescere serenamente.

Nel secondo mistero preghiamo per i bambini vittime della guerra o dello sfruttamento, perché gli uomini e le istituzioni non rimangano nell’indifferenza e nel silenzio, ma abbiano la forza di operare con amore e generosità a favore di questi bambini privati della propria infanzia.

Nel terzo mistero preghiamo per tutti coloro che sono increduli e dubbiosi, perché il Signore risorto si manifesti nella loro vita e li accolga con il suo amore misericordioso.

Nel quarto mistero preghiamo per le famiglie che stanno maturando l’idea dell’adozione, perché in questo cammino, costellato da prove e difficoltà, non si facciano demoralizzare dagli ostacoli e non smettano di credere nella possibilità di incontrare il proprio figlio.

Nel quinto mistero preghiamo per le famiglie che hanno figli adolescenti. Perché anche in questo difficile periodo, in cui i figli hanno la necessità di trovare la propria autonomia e di creare la propria identità, si confermi e si rafforzi il rapporto di accoglienza reciproca e di amore tra genitori e figli.



L’Associazione LA PIETRA SCARTATA da anni accompagna e supporta le famiglie nella vocazione a prendersi cura dei bambini abbandonati o temporaneamente allontanati dalla propria famiglia, conservando o restituendo loro la dignità di figli, mentre si rende testimonianza dell’Amore di Dio nell’accoglienza familiare affidataria o adottiva, secondo il carisma proprio del sacramento matrimoniale, vissuto nell’ambito fecondo delle relazioni coniugali.


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