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Non ci sono mezze misure

A cura di Cristina e Paolo Pellini
Dal vangelo secondo Luca (14, 25-33)

Una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: “Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo”.

COMMENTO
Non ci sono mezze misure: essere discepolo di Gesù significa avere il coraggio di affidarsi soltanto a Dio e seguire Gesù con totale abbandono, senza nessun compromesso, anche superando la visione ristretta della piccola famiglia che si chiude in se stessa, aprendosi ad un’unica grande famiglia. Aprendosi all’accoglienza di altri figli e degli altri figli, quelli che possiamo raggiungere con una relazione di sostegno o con la preghiera. Ancora una volta non si può rimanere impassibili di fronte alla tragedia del popolo siriano, di fronte alla tragedia che da ormai più di due anni miete vittime innocenti, figli, madri, padri … famiglie distrutte. Nuove solitudini, nuovi abbandoni e nuovi viaggi disperati.

Papa Francesco si è fatto interprete “del grido che sale da ogni parte della terra, da ogni popolo, dal cuore di ognuno, dall’unica grande famiglia che è l’umanità, con angoscia crescente: è il grido della pace! È il grido che dice con forza: vogliamo un mondo di pace, vogliamo essere uomini e donne di pace, vogliamo che in questa nostra società, dilaniata da divisioni e da conflitti, scoppi la pace; mai più la guerra! Mai più la guerra! La pace è un dono troppo prezioso, che deve essere promosso e tutelato”. E aggiunge: “Con tutta la mia forza, chiedo alle parti in conflitto di ascoltare la voce della propria coscienza, di non chiudersi nei propri interessi, ma di guardare all’altro come ad un fratello e di intraprendere con coraggio e con decisione la via dell’incontro e del negoziato, superando la cieca contrapposizione” (Papa Francesco, Angelus 1 settembre 2013)

Già Papa Giovanni Paolo II ci ricordava che “un ruolo decisivo per la costruzione della pace spetta indubbiamente alla famiglia. È nella famiglia, infatti, che l’uomo apprende il segreto della pace, sperimentando il calore dell’accoglienza ed esercitandosi giorno dopo giorno nella disciplina degli affetti, nello sforzo della tolleranza, nell’impegno della comunione. Per questo, chi lavora per la famiglia, lavora per la pace!” (Papa Giovanni Paolo II, Angelus 1 gennaio 1994)
E ancora: “l’impegno in favore della pace riguarda ogni persona di buona volontà[…]. Tuttavia, il dovere si impone con urgenza a quanti professano la fede in Dio ed ancor più ai cristiani, che hanno come loro guida e maestro il “Principe della pace” (Is 9, 5). Prima però di ricorrere alle risorse umane, voglio riaffermare la necessità di una preghiera intensa ed umile, fiduciosa e perseverante, se si vuole che il mondo diventi finalmente una dimora di pace: la preghiera è per eccellenza la forza per implorarla ed ottenerla. Essa infonde coraggio e dà sostegno a chiunque ama e vuol promuovere tale bene secondo le proprie possibilità e nei vari ambienti in cui si trova a vivere. Essa, mentre apre all’incontro con l’Altissimo, dispone anche all’incontro col nostro prossimo, aiutando a stabilire con tutti, senza alcuna discriminazione, rapporti di rispetto, di comprensione, di stima e di amore […]. “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”, ci ha detto Gesù (Gv 14,27). Tale promessa divina ci infonde la speranza, anzi, la certezza, della speranza divina che la pace è possibile, perché nulla è impossibile a Dio (cfr. Lc 1, 37). La vera pace, infatti, è sempre un dono di Dio, e per noi cristiani è dono prezioso del Signore Risorto (cfr. Gv 20, 19.26).” (Messaggio per la giornata della pace del 1 gennaio 1992)
Facciamoci guidare da Papa Giovanni Paolo II “recitando il Rosario e meditando i Misteri di Cristo, deponiamo il nostro dolore, le nostre preoccupazioni e le nostre speranze nel Cuore Immacolato di Maria, nostra Madre.” (Papa Giovanni Polo II, Santo Rosario 2 febbraio 1991)

Preghiamo:
Nel 1° mistero contemplando l’annuncio dell’Angelo a Maria, affidiamo a Dio i bambini vittime della guerra siriana; preghiamo in particolare per quei bambini che sono rimasti orfani o abbandonati, perché possano tornare presto a sperimentare il calore di una famiglia.

Nel 2° mistero contemplando la visita di Maria Vergine ad Elisabetta, chiediamo al Signore che illumini i responsabili delle parti in causa nel conflitto, affinché trovino il coraggio di abbandonare il cammino del confronto bellico, e di affidarsi, con sincerità, al negoziato, al dialogo e alla collaborazione;

Nel 3° mistero contemplando la nascita di Gesù a Betlemme, invochiamo la luce divina per coloro che, negli ambiti internazionali, continuano a ricercare cammini di pace, sforzandosi di mettere fine alla guerra e hanno la ferma volontà di trovare, pacificamente e con desiderio di giustizia, adeguate soluzioni ai problemi del Medio Oriente;

Nel 4° mistero contemplando la presentazione di Gesù al Tempio, affidiamo a te i defunti di tutte le guerre. Accogli gli uomini che la violenza delle armi ha consegnato alla tua misericordia;

Nel 5° mistero contemplando Gesù fra i Dottori del Tempio, imploriamo il conforto divino per il popolo siriano che soffre a motivo della guerra e delle gravi situazioni di ingiustizia e di insicurezza.

Preghiera per la pace

Dio dei nostri Padri,
grande e misericordioso,
Signore della pace e della vita,
Padre di tutti.
Tu hai progetti di pace e non di afflizione,
condanni le guerre
e abbatti l’orgoglio dei violenti.
Tu hai inviato il tuo Figlio Gesù
ad annunciare la pace ai vicini e ai lontani,
a riunire gli uomini di ogni razza e di ogni stirpe
in una sola famiglia.
Ascolta il grido unanime dei tuoi figli
supplica accorata di tutta l’umanità:
mai più la guerra, avventura senza ritorno,
mai più la guerra, spirale di lutti e di violenza;
fai cessare questa guerra in Siria,
minaccia per le tue creature, in cielo, in terra ed in mare.
In comunione con Maria, la Madre di Gesù,
ancora ti supplichiamo:
parla ai cuori dei responsabili delle sorti dei popoli,
ferma la logica della ritorsione e della vendetta,
suggerisci con il tuo Spirito soluzioni nuove,
gesti generosi ed onorevoli, spazi di dialogo e di paziente attesa
più fecondi delle affrettate scadenze della guerra.
Concedi al nostro tempo giorni di pace.
Mai più la guerra.

Signore,
sorgente della giustizia
e principio della concordia,
tu, nell’annuncio dell’Angelo a Maria
hai recato agli uomini
la buona notizia
della riconciliazione
tra il Cielo e la terra:
apri il cuore degli uomini al dialogo
e sostieni l’impegno
degli operatori di pace,
perché sul ricorso alle armi
prevalga il negoziato,
sull’incomprensione l’intesa,
sull’offesa il perdono, sull’odio l’amore.
Dio dei nostri Padri,
Padre di tutti,
che nel tuo Figlio Gesù, principe della pace,
doni la vera pace ai vicini e ai lontani,
ascolta la supplica che la Chiesa ti rivolge
in comunione con la Madre del tuo Figlio:
assisti i soldati di ogni fronte
che, costretti da dolorose decisioni,
si combattono a vicenda nella guerra in Siria;
liberali da sentimenti di odio e di vendetta,
fa’ che serbino sempre nel cuore
il desiderio della pace,
perché di fronte agli orrori della guerra
il turbamento non diventi per loro
depressione e disperazione.

Amen



L’Associazione LA PIETRA SCARTATA da anni accompagna e supporta le famiglie nella vocazione a prendersi cura dei bambini abbandonati o temporaneamente allontanati dalla propria famiglia, conservando o restituendo loro la dignità di figli, mentre si rende testimonianza dell’Amore di Dio nell’accoglienza familiare affidataria o adottiva, secondo il carisma proprio del sacramento matrimoniale, vissuto nell’ambito fecondo delle relazioni coniugali.


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