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Papa Francesco: “Le famiglie, piccole fiaccole in un mare di morte, mostrino al mondo la vera accoglienza”

papa_big“Da allora purtroppo non è cambiato molto: troppe persone ancora sono annegate nel Mediterraneo, e ancora si continua a parlare di emergenza, mentre in realtà il fenomeno va affrontato con un piano ampio e articolato. L’ha scritto Papa Francesco nel suo messaggio di saluto ai partecipanti all’incontro “Dov’è tuo fratello? Famiglia e immigrazione”, che si è svolto da domenica 31 maggio a martedì 2 giugno a Campofelice di Roccella, in provincia di Palermo. Il convegno, voluto dalla Conferenza Episcopale Italiana, è stato promosso dagli Uffici Nazionali della stessa Cei per la Pastorale della Famiglia, per l’Ecumenismo e il dialogo religioso e per l’Apostolato del mare, in collaborazione con la Caritas e la Fondazione Migrantes. Un incontro a cui ha preso parte anche una rappresentanza di Amici dei Bambini costantemente impegnata in Sicilia nell’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. Il riferimento nelle parole del Papa è al viaggio dal lui compiuto a Lampedusa l’8 luglio 2013. Due anni nei quali troppo poco si è fatto per garantire ai migranti una degna accoglienza e per evitare che troppe persone alla ricerca di una nuova vita finiscano per trovare, invece, la morte.


Un ruolo fondamentale per la promozione dell’accoglienza, ha scritto il Papa, spetta alla famiglia. “C’è necessità di un faro in questo mare di morte – ha detto Bergoglio – e la Chiesa e le famiglie che sono  come piccole fiaccole hanno un compito profetico: mostrare al mondo che questi nostri fratelli, uomini e donne come noi, possano costituire una risorsa preziosa; rafforzare la tutela familiare dei minori non accompagnati; costruire una cultura dell’inclusione”. Solo così, ha ammonito il Pontefice, si potranno trasformare l’Italia e l’Europa “in una casa accogliente, per tutti coloro che bussano alle porte del nostro cuore e ci chiedono di diffondere il buon profumo della fraternità.

Papa Bergoglio ha invitato quindi a puntare l’attenzione principalmente sull’accoglienza dei Misna. Giovanissimi migranti che, se non accolti in un contesto familiare, rischiano di far perdere le proprie tracce e finire nel tunnel dell’illegalità, dello sfruttamento e della tratta di esseri umani.

La strada da percorrere, ha evidenziato il Papa, è quella di un “nuovo umanesimo” che, “come lievito fecondo, diventi speranza per il Mediterraneo creando condizioni lavorative più dignitose per i migranti e per le loro famiglie, oggi fra noi e domani, forse, nei loro Paesi”. In questo modo, si farà sì che i migranti possano portare con sé ciò che avranno ricevuto nella terra che li avrà accolti: “disponibilità e amore, piuttosto che rifiuto e indifferenza”. Per questo, Papa Francesco ha richiamato la sua raccomandazione a “uscire dalla globalizzazione dell’indifferenza”. “Non è possibile pensare di chiudere semplicemente le frontiere e mettere una diga – ha scritto ancora il Pontefice –. Occorre domandarsi da dove stanno fuggendo le persone: povertà, guerra, rassegnazione”. Quindi l’ammonimento del Papa: “L’Europa e il mondo intero devono intervenire per fermare i commercianti di morte, ma anche per rispondere al grido della fame e al bisogno di pace per tante famiglie”.

Parole a cui hanno fatto eco diverse altre personalità religiose presenti al convegno siciliano. “La famiglia resta solido e costante riferimento per l’accoglienza – ha detto il direttore della Caritas, don Francesco Soddu; al suo interno vi sono il senso dell’accoglienza, la capacità di costruire e tessere rapporti, quella di donare serenità e rispetto dei tempi”. Anche i vescovo di Acireale, Sua Eccellenza monsignor Nino Raspanti, ha sottolineato come siano innegabili le difficoltà per i migranti di formare nuove famiglie o ottenere i ricongiungimenti. Ma è già in atto, ha ricordato, quel processo finalizzato “ad abitare i legami sociali per educare al Vangelo e trasfigurare il mondo”.

 

Fonte: Avvenire



L’Associazione LA PIETRA SCARTATA da anni accompagna e supporta le famiglie nella vocazione a prendersi cura dei bambini abbandonati o temporaneamente allontanati dalla propria famiglia, conservando o restituendo loro la dignità di figli, mentre si rende testimonianza dell’Amore di Dio nell’accoglienza familiare affidataria o adottiva, secondo il carisma proprio del sacramento matrimoniale, vissuto nell’ambito fecondo delle relazioni coniugali.


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