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Pasqua di Resurrezione e adozione. La fecondità è amare la sterilità dell’altro come se fosse la propria.

omelia-4Che cos’è la fecondità per me? Mi sembra una parola così vuota in certi momenti! Soprattutto quando vedo il mio Sposo che guarda con tenerezza un bambino tra le braccia dei suoi genitori e gli si velano gli occhi. Quando sospira e si gira di spalle per non farmi sentire il peso della sua angoscia. Quando mi abbraccia perché è arrivato il ciclo. Anche questa volta. Puntuale come un esattore delle tasse. Sì perché è questo che rischia di diventare un desiderio, quando comincia a prendere un posto centrale nei tuoi pensieri, nelle tue azioni, nella relazione. La fecondità non è un sentimento o uno stato d’animo.


Non si decide di essere fecondi, ma si scopre di esserlo. La fecondità è un cammino verso la consapevolezza di non essere soli sulla Croce della sterilità; che tu e il tuo Sposo siete crocifissi con Cristo; che attraverso questo dolore, che brucia sulla carne e che urla in fondo all’anima, e quel senso di incompletezza che non ti abbandona mai, siamo diventati una carne sola,  su cui Cristo ha impresso i segni della Sua passione. Segni che, tuttavia, resterebbero piaghe infette se non si consegnassero a Lui ogni giorno, sempre e comunque.

Ma per arrivare a questa consapevolezza, come per la Pasqua, bisogna passare per la Croce della infertilità e vivere tutte le stazioni. Cominciando dal vuoto, passando per la mentalità del mondo dove un figlio ‘è un diritto’, fino ad arrivare al Golgota della contraddizione per cui si è famiglia anche se non si generano figli biologici. Questa contraddizione è dura da accettare anche negli ambienti cristiani, dove, ahimè, spesso è molto più difficile abbattere un preconcetto.

La fecondità è lasciare entrare Cristo nella propria vita. O piuttosto è Cristo presente in mezzo a noi che ci rende fecondi oltre ogni biologica realtà e trasforma la nostra unione in una sorgente inesauribile di grazia a cui vengono a dissetarsi ‘tutti i figli che il Signore vorrà donarci’. In effetti quando abbiamo recitato questa formula il giorno del nostro Matrimonio pensavamo, come tutti, ai bimbi che avremmo procreato: ai loro visetti, al suono delle loro piccole vocine, a tutte le prime volte insieme, alle somiglianze con l’uno o con l’altra, ai loro nomi, ai momenti di tenerezza nel vederli tra le braccia del loro papà o della loro mamma.

Ma abbiamo pensato con intensità anche alla possibilità di accogliere bimbi senza una famiglia o anche all’adozione. Ma piano piano, con piccoli passi possibili, come qualcuno ha detto, sta nascendo in noi la chiara consapevolezza che ogni persona, bambino o adulto che sia, che il Signore mette sul nostro cammino è uno di quei figli generato da questo meraviglioso sacramento che è il Matrimonio, che siamo noi.

La fecondità è la Pasqua degli Sposi cristiani, genitori e non. E non c’è possibilità di resurrezione se prima non si accetta di morire ai propri desideri per amore dell’altro. La fecondità è il trionfo sull’egoismo, è amare oltre ogni misura, è vivere e morire per rendere felice l’altro. La fecondità è amare la sterilità dell’altro come se fosse la propria e credere che la volontà di Dio, spesso incomprensibile, è sempre e comunque un atto di amore infinito.

‘Aquila e Priscilla’

tumbs_libro_sterilitaPuoi approfondire il mistero della grazia della sterilità feconda attraverso la lettura del libro “Sterilità feconda: un cammino di grazia”, curato da Marco Griffini, presidente de La Pietra Scartata, in cui sono raccolti diversi preziosi contributi di psicologi, biblisti e teologi.

Un accessibile percorso per cogliere come la sterilità non sia sempre una dis-grazia, ma una vera e propria grazia.

(esaurito nella edizione cartacea il testo è acquistabile nella versione digitale sul sito della casa editrice àncora e diversi store come Amazon, iBooksStore, IBS, Bookrepublic, la Feltrinelli e altri).



L’Associazione LA PIETRA SCARTATA da anni accompagna e supporta le famiglie nella vocazione a prendersi cura dei bambini abbandonati o temporaneamente allontanati dalla propria famiglia, conservando o restituendo loro la dignità di figli, mentre si rende testimonianza dell’Amore di Dio nell’accoglienza familiare affidataria o adottiva, secondo il carisma proprio del sacramento matrimoniale, vissuto nell’ambito fecondo delle relazioni coniugali.


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