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Peccato non permettere al Signore di poter agire nella nostra vita.

Nel Vangelo di questa domenica Gesù ci ricorda che “Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non può reggersi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non può reggersi”.
Qualche volta ci accorgiamo di vivere come se avessimo diverse facce: siamo in famiglia in un certo modo, al lavoro in un altro, con gli amici un altro ancora… e, oggi, anche con una o più identità nel mondo virtuale. Questo ci rende divisi, frammentati, crea in qualche caso una vera crisi d’identità. Chi sono veramente io?
È con l’incontro con Cristo che si ricompone in noi un’identità, un’unità profonda: scopriamo che il Signore ci ha creati per una missione meravigliosa, ci accorgiamo che la nostra vita è preziosa, che non abbiamo più bisogno di metterci delle maschere, perché Dio ci ama così come siamo. E ritroviamo finalmente noi stessi.
Per questo Gesù nel Vangelo è molto duro con chi dubita di quest’opera di unità che sperimenta chi accoglie Cristo nella sua vita: il peccato più grave, dice Gesù, è quello di “dubitare di quest’opera dello Spirito Santo”.
È il peccato di chi non permette al Signore di poter agire nella propria vita, come fanno gli scribi, per continuare nelle sue vie contorte.
Non è questione di forme o di “cariche”, di facciate. Ma di fatti. Solo “chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre”, ci ricorda Gesù.
don Antonio


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