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Si discute di fecondazione artificiale, quando il vero problema è il calo delle adozioni…

adozioni-gay1Il desiderio di accogliere un bambino che ha sofferto il trauma dell’abbandono è frutto di quella fecondità spirituale che contiene la forza di vincere la sterilità fisica. Ma il mondo della politica sembra interessarsi unicamente alle unioni civili e alla possibilità di estendere il diritto di adottare alle coppie omosessuali. Ne parla il giornalista Osvaldo Rinaldi in questo articolo, che riportiamo integralmente, pubblicato martedì 1 settembre su “Zenit.org”

Il mese di settembre segna l’inizio di molte attività lavorative, compresa quella parlamentare. Prima della chiusura delle Camere per la pausa estiva, si è ventilata l’ipotesi della discussione in aula del decreto Cirinnà, che vorrebbe estendere il diritto all’adozione per le coppie omosessuali.

I sostenitori di questa legge rivendicano il diritto della laicità dello Stato, come se la questione dell’adozione dei bambini a coppie omosessuali fosse esclusivamente un problema religioso e non prima di tutto una questione naturale. Molti rappresentanti del governo ed alcuni partiti dell’opposizione spingono verso l’approvazione di questa legge. I vari esponenti politici rivendicano l’urgenza di questo decreto per allinearsi giuridicamente con le nazioni del mondo “cosiddette più evolute” ed uscire da una presunta situazione di oscurantismo che caratterizza il nostro Paese.

La questione della drastica riduzione del numero delle adozioni per le famiglie naturali fondate sul matrimonio tra un uomo e una donna, è una problematica di cui nemmeno si discute. Il disinteresse per l’adozione delle famiglie naturali è comprovato dal fatto che la CAI (Commissione per le Adozioni Internazionali) non ha ancora pubblicato, ad oggi, il rapporto statistico per l’anno 2014, reportistica che ogni anno veniva redatta al massimo entro la fine del mese di febbraio dell’anno successivo.

Il ritardo della pubblicazione di questo documento, apparentemente è imputabile ad un inceppo della macchina burocratica. In realtà traspare un disinteresse verso una missione umana e sociale che ha visto negli ultimi decenni le famiglie italiane protagoniste apprezzate in tantissimi paesi del mondo.

È evidente allora che il disinteresse della pubblicazione di questo documento sia strettamente legato all’intenzione di approvare la legge Cirinnà, con lo scopo di acconsentire l’adozione alle coppie omosessuali. È in corso da parte del parlamento italiano un tentativo di alterare la natura della missione adottiva, distruggendo la volontà e l’interesse della famiglie, lasciando inalterati i lunghi tempi di attesa e gli alti costi da sostenere per l’espletamento delle pratiche adottive.

È interessante notare come la questione dei costi è stata affrontata e risolta molto rapidamente per la situazione della fecondazione eterologa. Ancora prima dell’uscita della legge, è stata redatta dall’assemblea delle regioni una proposta che fissava a qualche centinaia di euro il costo della prestazione sanitaria della fecondazione eterologa, assegnando la quasi totalità dei costi alla spesa sanitaria regionale.

I conti economici di una famiglia, che vuole intraprendere il percorso dell’adozione internazionale, sono rimasti identici ed ogni anno si riduce la quota di rimborso da parte dello Stato, che comunque copre solo una minima parte delle spese sostenute dalle famiglie all’estero.

Visto questo squilibrio di volontà (ancora prima di essere legislativo), è urgente che ci sia un risveglio nazionale delle coscienze per far risaltare la bellezza del progetto adottivo di un padre e una madre. Tante famiglie scelgono le pratiche della fecondazione assistita omologa o eterologa sia perché la burocrazia ha ostacolato l’adozione con lunghi tempi di attesa e alti costi da sostenere, sia perché è in corso un tentativo di svalutazione del valore della forma dell’accoglienza di una vita abbandonata.

La mentalità relativista dei nostri tempi sembra non riuscire a comprendere quale sia la risposta più naturale davanti alla dolorosa situazione della sterilità biologica. Dopo aver fatto ricorso alla pratiche mediche non invasive per la salute della donna e dell’uomo, una scelta si pone davanti alla coppia che desidera diventare madre e padre: l’adozione o la fecondazione.

Perchè le coppie scelgono sempre più spesso la fecondazione? Perché l’idea dell’adozione provoca così tanta sfiducia e scoraggiamento?

Il desiderio di accogliere un bambino che ha sofferto il trauma dell’abbandono è frutto di quella fecondità spirituale che contiene la forza di vincere la sterilità fisica. Un uomo e una donna che scelgono l’adozione, hanno chiara l’idea che l’essere padre e madre è una missione aggiuntiva rispetto all’essere genitori, ossia coloro che hanno dato la vita fisica al bambino.

Figli si nasce, madri e padri si diventa. Il padre e la madre adottivi hanno la consapevolezza che il figlio è un dono da accogliere prima di un essere una vita da generare. Coloro che non hanno ricevuto la grazia di donare la vita biologica, hanno l’immensa vocazione di educare, accompagnare e condividere la vita, che ha la forza intrinseca di generare sulle macerie dall’abbandono e dall’infertilità il nuovo edificio feconda ed accogliente della famiglia adottiva.

Difendere la missione adottiva non riguarda solo poche persone ma è un progetto che merita di essere custodito e promosso da tutti, perché richiama una figliolanza che esula le regole della carne, e rimanda ad una paternità e ad una maternità dalla quale traspare quella gratuità e quell’accoglienza che rende presente in questo mondo l’immagine viva del trascendente.



L’Associazione LA PIETRA SCARTATA da anni accompagna e supporta le famiglie nella vocazione a prendersi cura dei bambini abbandonati o temporaneamente allontanati dalla propria famiglia, conservando o restituendo loro la dignità di figli, mentre si rende testimonianza dell’Amore di Dio nell’accoglienza familiare affidataria o adottiva, secondo il carisma proprio del sacramento matrimoniale, vissuto nell’ambito fecondo delle relazioni coniugali.


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