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“Siate pronti, con le lampade accese”: l’attesa come servizio d’amore dei figli che si accolgono

Seguendo una tradizione ormai consolidata, le famiglie adottive e affidatarie della comunità La Pietra Scartata si ritrovano il primo sabato di ogni mese a recitare insieme il Santo Rosario per i bambini abbandonati di tutto il mondo. Per il mese di agosto, il commento e la preghiera che accompagnano il brano del Vangelo di Luca (Lc 12,35-40) sono a cura dei coniugi Maria ed Enrico Gallozzi della comunità La Pietra Scartata della Campania.


Gesù invita ad essere vigili perché l’attesa di per sé è sempre una dimensione particolarmente difficile. Lo sanno bene tutte le famiglie in attesa: si attende una telefonata che rassicuri, un bussare alla porta che ridoni al cuore la pace. In questo passo del Vangelo Gesù non vuole sottolineare chi bisogna attendere, il padrone o il servo, ma piuttosto vuole sottolineare il modo di attendere: la vigilanza. Se i servi e i padroni sono vigilanti tanto più devono esserlo le famiglie accoglienti verso chi, nella gioia, si voglia che venga: Gesù abbandonato e Risorto incarnato nei nostri figli.

 dal Vangelo secondo Luca (Lc 12,35-40)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

COMMENTO

L’attesa di per sé è sempre una dimensione particolarmente difficile.

Lo sanno bene tutte le famiglie in attesa: si attende una telefonata che rassicuri, un bussare alla porta che ridoni al cuore la pace.

Il cristiano è colui che è chiamato a vivere ogni istante della sua vita nell’amore, attendendo Colui che ci ha amato fino alla fine.

Anche per noi, genitori adottivi, l’attesa è densa di preoccupazioni, pensieri, paure. Ma non dovrebbe essere così.

L’attesa dovrebbe trasformarsi in un servizio d’amore. Perché, come diceva don Tonino Bello, “attendere è l’infinito del verbo amare”.

In questo passo del Vangelo Gesù non vuole sottolineare chi bisogna attendere, il padrone o il servo, ma piuttosto vuole sottolineare il modo di attendere: la vigilanza.

Se i servi e i padroni sono vigilanti verso qualcuno che o non si vuole che torni o che si vuole che torni presto, tanto più noi lo dobbiamo essere verso chi, nella gioia, vogliamo che venga: Gesù abbandonato e Risorto incarnato nei nostri figli.

E quando busserà alla nostra porta darà un senso nuovo a tutta la nostra vita. E se decideremo di aprire quella porta non potremo più richiuderla perché chi ci starà di fronte sarà già nostro figlio.

 

Preghiamo

Nel 1° mistero

Preghiamo per le famiglie in attesa di incontrare il proprio figlio, perché sappiano vivere questo tempo con serenità.

Nel 2° mistero

Preghiamo per tutti i bambini che attendono di incontrare i loro genitori, perché non perdano mai la speranza.

Nel 3° mistero

Preghiamo per Ai.Bi. che vive un momento particolarmente difficile, perché anche in questo momento buio sia sempre vigilante nell’attesa di Cristo Signore.

Nel 4° mistero

Preghiamo per tutti i bambini soli arrivati in Italia da paesi in guerra, perché possano trovare presto una strada per costruire il loro futuro.

Nel 5° mistero

Preghiamo per tutti noi, genitori e figli adottivi, perché siamo sempre consapevoli del grande dono che il Signore ci ha fatto facendoci incontrare.

 

 



L’Associazione LA PIETRA SCARTATA da anni accompagna e supporta le famiglie nella vocazione a prendersi cura dei bambini abbandonati o temporaneamente allontanati dalla propria famiglia, conservando o restituendo loro la dignità di figli, mentre si rende testimonianza dell’Amore di Dio nell’accoglienza familiare affidataria o adottiva, secondo il carisma proprio del sacramento matrimoniale, vissuto nell’ambito fecondo delle relazioni coniugali.


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