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Solo seguendo il Signore Gesù troviamo la vera libertà

La riflessione di don Maurizio Chiodi prende spunto dalle letture proposte dalla liturgia per la solennità del Corpus Domini, dal Vangelo secondo Luca (Lc 9,51-62), dai brani tratti dal primo libro dei Re (1Re 19,16b.19-21) e dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati (Gal 5,1.13-18).


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Dopo tutte le feste e solennità collegate al tempo pasquale, oggi, con questa domenica, riprendiamo il cammino ‘ordinario’, con la lettura del Vangelo di Luca.

Non che dobbiamo dimenticare la Pasqua e il dono dello Spirito di Gesù alla sua Chiesa. Al contrario, come dice san Paolo scrivendo ai Galati: «camminate secondo lo Spirito». E dunque: abbiamo ricevuto il dono di Dio, ora lasciamo che questo suo soffio di vita e di amore diventi il respiro che dà forza al nostro cammino!

Lasciamoci dunque «guidare dallo Spirito», perché Lui agisce nel nostro agire. Lasciamoci condurre dalla sua dolce guida, lasciamoci abitare dalla sua presenza!

Anche il Vangelo di Luca parla del cammino di Gesù e del nostro cammino con Lui.

Dopo aver condotto tre dei suoi discepoli sul monte Tabor, ed essersi trasfigurato davanti a loro, dopo aver annunciato a tutti i suoi discepoli per due volte la sua ‘consegna’ nella mani degli uomini, fino alla morte e poi alla sua Resurrezione, il Vangelo di Luca sottolinea, in Gesù, «la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme».

È un momento importante per Lui. È come una ‘svolta’, la ripresa decisa di un cammino che si sta rivelando sempre più difficile.

Il ‘cammino’ di Gesù non va avanti automaticamente o magicamente, per forza propria. Davanti alla presa di coscienza della fine ‘tragica‘ che lo attende, Gesù non perde la fiducia e la speranza. Anzi, si affida al Padre, mettendosi nelle sue mani.

Questa ‘fede’ di Gesù è la forza del suo cammino rinnovato.

Non succede così anche a noi? Non c’è nessuno che, nella vita, vada avanti per forza di inerzia. A tutti noi capitano, nella vita, momenti di ‘crisi’, in cui è necessario scegliere, confermare le proprie decisioni oppure compierne di nuove. Non sono momenti facili.

Magari, a volte, ci pare di non avere nemmeno la forza per continuare il nostro cammino di vita, soprattutto quando, ci si presentano ostacoli, difficoltà, che non avevamo previsto e che ci sembrano superiori alle nostre forze e dunque ci fanno paura.

Ecco, qui, è molto bella la «ferma decisione» di Gesù, che continua il suo cammino verso Gerusalemme, il luogo in cui «sarebbe stato elevato in alto» – allusione alla morte in croce che è, insieme, anche un essere elevato in alto, una glorificazione, un’altissima testimonianza del suo essere Figlio.

Così, dopo questa «ferma decisione», Gesù entra «in un villaggio di Samaritani» e quando questi scoprono che egli era «in cammino verso Gerusalemme», non vogliono accoglierlo. Subito dopo aver confermato la sua obbedienza al Padre, Gesù si trova dinnanzi a nuove resistenze umane.

I discepoli Giovanni e Giacomo, i “figli del tuono”, gli propongono, con fare ‘vendicativo’, di far scendere «un fuoco dal cielo» che li disintegri – come se Gesù avesse bisogno della loro protezione ‘salvifica’! –. Gesù rimprovera questi discepoli che vorrebbero rispondere al male ponendosi sullo stesso suo piano.

Quanta strada hanno ancora da fare questi discepoli!

Quanto hanno ancora da imparare da Gesù e non lo sanno!

È qui, mentre sono in cammino verso un altro villaggio, che Gesù incontra tre persone. Noi non conosciamo nulla di questi tre: non sappiamo il nome, l’età, nulla. Sappiamo solo, di questi tre, il frammento di dialogo che essi hanno con Gesù, lungo la strada. Ciascuno di loro ha uno scambio di battute con il Signore.

Queste parole sono come dei piccoli gioielli che ci insegnano molto sul nostro essere discepoli, sullo stile di vita che ci dovrebbe caratterizzare come cristiani. Sono parole molto belle anche per noi oggi. Ascoltiamole con attenzione.

Il primo, «un tale», si rivolge lui, per primo a Gesù, con una promessa sorprendente, per la sua radicalità: «Ti seguirò dovunque tu vada». Sembra un’apertura di credito incondizionata, un atto di fiducia molto bello.

Noi non sappiamo che cosa ne sia stato di quest’uomo, ma è vero che, se fosse entrato nel gruppo dei discepoli, ne avremmo poi trovato qualche traccia. Però non sappiamo nulla di lui.

La risposta di Gesù a quest’uomo è folgorante, per la sua franchezza.

Gesù non ‘blandisce’ quest’uomo, non lo attira a sé con parole seducenti, come a volerlo catturare. Non per questo le sue parole sono scostanti, come se non gli interessasse nulla di quest’uomo.

Ma qui è chiaro che è Gesù che ‘detta le condizioni’ della ‘sequela’ dietro a Lui.

Non siamo noi che decidiamo che Lui sia il nostro Maestro. È Lui che chiama, con libertà.

A quest’uomo dice, Gesù, che: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». Non ha nemmeno dove riposare, Gesù.

Mettersi alla sua sequela, ‘stare’ con Lui, significa condividere fino in fondo questo suo camminare sulle strade dell’umanità, per annunciare il Regno di Dio.

A ciascun discepolo Gesù chiede questa dedizione a Lui ‘senza condizioni’. Stare con Lui, sulle strade della vita, questo è il nostro ‘riposo’. È con Lui che troviamo forza per il nostro cammino!

Il secondo, diversamente dal primo e dal terzo, non è Lui che si rivolge a Gesù. È Gesù che lo chiama: «Seguimi». È una parola sola che esprime grande autorevolezza. Appunto, è Gesù che chiama …

Quest’uomo, più che mettere delle condizioni, vuole prendere tempo: «permettimi di andare prima a seppellire mio padre».

‘Seppellire i morti’ era, nella Scrittura, una delle opere di pietà più importanti. Anche per noi cristiani è diventata una delle sette opere di misericordia ‘corporale’.

Noi non sappiamo nulla di quest’uomo, non sappiamo quanto tempo gli fosse necessario per vedere la morte di suo padre e per accompagnarlo ‘degnamente’.

La risposta di Gesù è fortissima, volutamente ‘esagerata’, iperbolica: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». Queste parole rivelano con forza, l’urgenza, indifferibile, del Regno di Dio che si dona a noi proprio in Gesù.

In Gesù è Dio che regna, è il suo amore per noi che diventa il ‘tesoro prezioso’.

Attenzione però: qui Gesù non stabilisce una ‘graduatoria’, come spesso diciamo noi, come se Lui fosse il primo e l’amore per Lui dovesse essere messo in concorrenza con l’amore per gli altri, a cominciare dai nostri genitori!

L’amore per Dio non è affatto ‘ in contrapposizione’ con l’amore al prossimo!

Al contrario, annunciare il Regno di Dio, seguendo Gesù che ne è la presenza, significa trovare i modi per testimoniare questo dono, questa grazia.

Dio ha ‘a cuore’ la nostra umanità! Noi, ciascuno di noi, interessiamo a Dio. Amarlo dunque significa amare coloro che Egli ama. Ma è solo nella sequela di Gesù che noi sappiamo concretamente amare il nostro prossimo, chi ci sta vicino. Altrimenti, senza il suo amore e la sua parola, diventiamo come dei ‘morti’, nello spirito, che pretendono di prendersi cura di altri morti.

Solo seguendo Gesù troviamo la bellezza della vita!

Il terzo, come il primo, si fa avanti lui: «Ti seguirò, Signore …».

Però, quest’uomo mette lui delle condizioni, non è davvero deciso. Anzi, è un indeciso. Vuole andare a salutare i suoi. È lui che mette i ‘suoi’ in concorrenza con Gesù.

La risposta del Signore è molto netta: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».

Notate la differenza tra Gesù e il profeta Eliseo, di cui parla la prima lettura. A Elia, che lo chiama, Eliseo chiede di andare a baciare il padre e la madre. Elia glielo permette, senza problema. Invece Gesù no.

Forse che Gesù è intollerante, o impaziente, o presuntuoso o dittatoriale?

Certo che no.

La Parola di Gesù rivela la sua identità di Signore: è solo affidandosi a Lui, fino in fondo, obbedendo a Lui senza riserve, che possiamo trovare quello che desideriamo. È in questa fiducia, senza tentennamenti, che troviamo la ‘causa’ per la quale dedicare la nostra vita.

Con questo, Gesù non ci chiede di essere eroi, ma semplicemente di camminare con Lui, affidandoci alla sua Parola.

Nella sua luce troveremo le vere urgenze della vita e sapremo impedire che qualcosa o qualcuno diventi il Signore delle nostre scelte.

È solo seguendo il Signore Gesù che non diventiamo schiavi di nessuno, ma troviamo la vera libertà!

don Maurizio



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