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Via libera al Family Day con il placet del Papa. Ora Bagnasco attacca

conferenza episcopale italianaIl numero uno dei vescovi passa all’offensiva con una sponda importante, quella del segretario di Stato Parolin. E scavalca la linea tiepida interpretata dal segretario Cei Galantino. Se ne parla in questo articolo, che riportiamo integralmente, pubblicato martedì 19 gennaio sul quotidiano “la Repubblica” firma del giornalista Marco Ansaldo.

 

Il cardinale Angelo Bagnasco ha rimesso l’elmetto che aveva da ordinario militare. Così il presidente della Conferenza episcopale italiana ha dato il suo via libera al Family Day del 30 gennaio contro il disegno di legge sulle unioni civili e le adozioni. Con una sponda importante, quella del Segretario di Stato vaticano Pietro Parolin. E un assenso determinante a una nuova linea, prima piuttosto tiepida sull’evento espressa dal segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino: quello del Papa.

“Il cardinale Bagnasco non è certo un kamikaze. Se si è espresso con chiarezza sulla manifestazione è perché sa di avere le spalle coperte dall’alto”. Un osservatore di lungo corso di cose ecclesiastiche, con un occhio molto attento alle vicende interne della Chiesa italiana, indica il percorso seguito dalla vicenda. E al suo sguardo si aggiungono ricostruzioni che convergono su una posizione diversa del capo della Chiesa italiana rispetto alle dichiarazioni fatte qualche giorno prima dal suo numero due, che però negli ultimi tempi non sembra più godere dell’appoggio totale e incondizionato di Jorge Bergoglio.

Le parole di Bagnasco domenica a Genova sono giudicate come “dirompenti” in ambienti cattolici. Quella del Family Day, aveva detto il capo dei vescovi, è una manifestazione “condivisibile” e dalle finalità “assolutamente necessarie”. E ha aggiunto: “È un’iniziativa dei laici, con la loro responsabilità, come il Concilio Vaticano II ricorda. L’obiettivo della manifestazione è decisamente buono perché la famiglia è il fondamento di tutta la società”.

Pochi giorni fa Galantino si era mostrato freddo su un eventuale sostegno dei vescovi. L’Avvenire, il quotidiano della Cei, aveva tenuto fino a quel momento una posizione di profilo contenuto. Poi, sabato mattina, il Family Day campeggiava al centro della prima, e in una pagina interna portava un titolo forte: “In piazza per dare voce alle famiglie”. Sottotitolo: “Il 30 gennaio manifestazione a Roma. Evento aperto a tutti, sereno ma fermo”. Che cosa è accaduto, allora?

Che il cardinale Bagnasco, persona accorta e di grande sensibilità, dopo l’elezione del nuovo Papa è stato riconfermato ma ha dovuto riequilibrare alcuni suoi cavalli di battaglia. Bergoglio gli ha messo accanto Galantino, strappato dalla diocesi calabrese e piazzato come potentissimo numero due della Chiesa italiana, apparso subito protagonista. Dopo più di due anni di convivenza non sempre facile (all’esterno però i due fanno sempre trapelare una formale intesa), la stella di Galantino ora brilla un po’ meno, mentre la presenza di Bagnasco appare comunque rassicurante.

Bagnasco ha colto gli umori dei fedeli, capito l’importanza di raccogliere un successo su questo fronte, e ha ottenuto il consenso del Papa. Il passaggio fondamentale è stato attraverso Parolin. Il Segretario di Stato vaticano non vede la manifestazione con sfavore. In molti ricordano quando, dopo il voto in Irlanda sul sì alle nozze gay, parlò di “sconfitta per l’umanità”.

La Chiesa vede dunque una vittoria possibile, senza avere cavalcato direttamente la causa del Family Day, come era accaduto nel maggio 2007 attirandosi critiche. Ora basta semplicemente riunire le posizioni dei fedeli cattolici in piazza e in Parlamento. Anche dentro il Pd. È per questo che Bagnasco è felice di essere passato all’attacco.



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