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Adozioni per le coppie gay? Ancora equivoci, smarrimenti e nuove forzature/3.

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Nei giorni scorsi è stata illustrata in Commissione giustizia della Camera la Relazione finale sullo «Stato di attuazione delle disposizioni legislative in materia di adozione e affido». Riproponiamo la lettura del documento e la sintetica rendicontazione di alcune posizioni sul tema, proposta da “Avvenire”, in questi anni tra i quotidiani più attenti e documentati sul tema e sempre sensibile ad assicurare un’informazione puntuale, non scontata o schierata ideologicamente.

Nell’articolo da lui firmato, Luciano Moia ritiene che il documento riporti tanti auspici di buon senso, alcune proposte condivisibili ma anche un’apertura problematica. Si tratta della possibilità di adottare per le coppie omosessuali, ma anche per la persona singola, atteso che la «responsabilità genitoriale non deve ritenersi più vincolata ad un mero fattore di carattere biologico ».

Il possibile ‘via libera’ per la coppie e per i singles omosessuali non stupirebbe alla luce della strada già spalancata dalla magistratura nei mesi scorsi, con tutta una serie di sentenze creative e spesso unidirezionali; impossibile non ricordare le dichiarazioni del primo presidente della Corte di Cassazione, Giovanni Canzio, il quale inaugurando l’anno giudiziario, aveva addirittura sollecitato il legislatore in questa direzione. La risposta della politica non si è fatta attendere, anche se si tratta per il momento di un documento preliminare, in attesa di una proposta di legge più articolata. La tendenza ‘aperturista’ rimane forse oggi quella prevalente anche se non si arriverà ad una nuova legge sull’adozione in questa legislatura.

Nel capitolo sui ‘Requisiti soggettivi’ per accedere all’adozione, la relazione ricorda che «l’adozione è un istituto connotato da una forte componente solidaristica, funzionale ad assicurare al minore, conformemente ai principi di cui all’articolo 2 della Costituzione, un’adeguata educazione ed assistenza, morale e materiale». Ecco perché «è stato evidenziato, da parte di autorevoli esponenti della dottrina, della giurisprudenza e dell’avvocatura, che non vi è motivo – si legge ancora – di precludere l’adozione stessa alle coppie di conviventi, eterosessuali oppure omosessuali, così come parti di un’unione civile».

Va detto – sostiene Moia – che la conclusione non è una forzatura della presidente Ferranti che ha guidato le audizioni in modo imparziale. Scorrendo le sintesi delle audizioni, avviate nel marzo scorso e concluse a ottobre, i favorevoli all’adozione omosessuale sarebbero infatti in larga maggioranza.

Tra i rappresentanti del Governo, i soggetti istituzionali, i docenti universitari, i magistrati, i rappresentanti di associazioni forensi, di realtà e di enti che operano nell’ambito dell’adozione – una sessantina di persone in tutto – solo pochi esperti e alcune associazioni hanno espresso con chiarezza le loro perplessità a proposito della necessità di «allargare il quadro dei soggetti adottati».

Molto chiaro, per esempio, il no di Andrea Nicolussi, docente di diritto civile alla Cattolica, secondo cui con l’apertura alle coppie omosessuali, «si finirebbe per avallare pratiche vietate dal nostro ordinamento, quali la fecondazione eterologa (riferita alle coppie di donne omosessuali) o la maternità surrogata».

Esplicite le sottolineature negative da parte di alcuni presidenti di associazioni che hanno ribadito, sulla base di una lunga esperienza sul campo, la necessità di non privare il bambino della figura paterna e di quella materna. È stato, tra gli altri, il parere di Marco Griffini (Ai.Bi.), Maria Grazia Colombo (Forum delle Associzioni Familiari), Marco Mazzi (Famiglie per l’accoglienza), Luca Luccitelli (Associazione Giovanni XXIII).

Tra i magistrati, l’unica ad avere espresso «assoluta contrarietà» alla stepchild adoption, è stata Simonetta Matone, sostituto procuratore generale presso la Corte d’appello di Roma, secondo cui «al centro del procedimento non deve intendersi un preteso diritto alla genitorialità della coppia, quanto piuttosto l’interesse del minore ad avere una famiglia».



L’Associazione LA PIETRA SCARTATA da anni accompagna e supporta le famiglie nella vocazione a prendersi cura dei bambini abbandonati o temporaneamente allontanati dalla propria famiglia, conservando o restituendo loro la dignità di figli, mentre si rende testimonianza dell’Amore di Dio nell’accoglienza familiare affidataria o adottiva, secondo il carisma proprio del sacramento matrimoniale, vissuto nell’ambito fecondo delle relazioni coniugali.


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