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Come somiglia l’abbandono di Cristo sulla croce e quello di molti bambini

lps-croceSabato 13 dicembre 2014, alla vigilia della celebrazione del rito della benedizione delle adozioni per le famiglie venete, un gruppo di genitori adottivi della comunità “La Pietra Scartata” ha portato in scena, presso il centro pastorale “Cardinal Urbani” di Zelarino, la rappresentazione – contemplazione “… Ma Dio tace”, scritta da Marco Griffini, presidente di Amici dei Bambini. L’evento è stato anche il secondo momento di formazione e preparazione alla benedizione delle adozioni per le famiglie che hanno deciso di parteciparvi. Ne parla Giulia Busetto in questo articolo, che riportiamo integralmente, pubblicato sul numero del periodico “Gente Veneta” uscito il 20 dicembre.


 

Una teologia pratica applicata al tema dell’adozione. È un progetto non poco ambizioso quello proposto, con l’ausilio di una rappresentazione teatrale, dalle associazioni Ai.Bi. Veneto e “La Pietra Scartata”, che stanno al fianco dei bambini abbandonati. Lo spettacolo è andato in scena sabato 13 dicembre all’auditorium del centro pastorale Cardinal Urbani di Zelarino. Si tratta di una lettura recitata di un’ora e mezza dal titolo “Ma Dio Tace. Abbandono, speranza, adozione. Nel mistero dell’abbandono sulla via della salvezza”, una selezione accurata di frammenti dell’omonimo saggio di Marco Griffini (edizione Ancora).

L’autore dell’opera, genitore adottivo e fondatore di Ai.Bi. Italia, si è ritirato per sei mesi nella solitudine di una collina per meditare sul significato cristiano del mistero dell’abbandono. Ne è nato un interessante parallelismo tra l’abbandono di Cristo in Croce e quello di migliaia di bambini dimenticati negli istituti. Questo studio teologico e umano che indaga sulla spiritualità dell’esperienza adottiva viene riproposto in chiave recitata da attori non professionisti, tutti genitori adottivi, provenienti da Trieste e Verona, coinvolti in prima persona nel sentimento che si trovano a descrivere e animare con le parole di Griffini.

Il palco, diviso in due da una croce (la copia esatta di quella utilizzata durante le Giornate mondiali della gioventù), distanzia due leggii, quello a sinistra accoglie le letture dei personaggi che si alternano, quello a destra le battute del narratore. Maurizia Mazzini, che dà voce ai pensieri del piccolo Raphael, il bambino abbandonato in istituto, interpreta con strazio e commozione non comuni i moti dell’animo del suo personaggio. “Ho fame di te mamma! – grida – Ma qui in istituto mi riempiono solo la pancia! È mezzanotte. E qui c’è freddo, silenzi, pianti, urla e solitudine”. E così si susseguono i monologhi interiori che i cinque protagonisti, Gesù, Raphael, la donna sterile, la madre biologica e il padre adottivo, condividono con l’uditore.

Nell’alternarsi dei soliloqui, ciò che rimane impresso è la somiglianza che il recital cerca di sottolineare tra la famiglia umana e quella composta dal Padre e dal Figlio: Cristo esclama “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?” come il bambino invoca la mamma nella solitudine della sua stanza; Dio abbandona Gesù sulla Croce per amore come la madre biologica abbandona Raphael, “Dono il mio amore di mamma a chi ti salverà, perché io non posso crescerti come meriti”; Cristo risorge a vita nuova come il bambino abbandonato ricomincia a vivere accolto dai genitori adottivi.

“L’adozione è una resurrezione, una rinascita determinata dall’atto dell’accoglienza”, chiarisce Massimo Cecchetti, coordinatore della manifestazione, genitore adottivo, membro della Commissione diocesana sposi e famiglie (adozione e affido) e dell’associazione “La Pietra Scartata”. “Il protagonista, come ogni bambino abbandonato e come lo stesso Gesù, si trasforma da figlio di nessuno a figlio dell’accoglienza. Il nostro è un messaggio di speranza che promuove l’accoglienza di ogni bambino bisognoso”.



L’Associazione LA PIETRA SCARTATA da anni accompagna e supporta le famiglie nella vocazione a prendersi cura dei bambini abbandonati o temporaneamente allontanati dalla propria famiglia, conservando o restituendo loro la dignità di figli, mentre si rende testimonianza dell’Amore di Dio nell’accoglienza familiare affidataria o adottiva, secondo il carisma proprio del sacramento matrimoniale, vissuto nell’ambito fecondo delle relazioni coniugali.


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