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Di fronte alle potenti lobby dell’eterologa e delle coppie gay, le famiglie adottive si scoprono abbandonate a se stesse. Appello alla Chiesa perché difenda l’adozione

eterologaMagistrati e politici sembrano aver chiuso il cerchio, così dopo il via libera alla fecondazione eterologa e lo sdoganamento della dittatura del “gender” nelle scuole, si avviano a dare soddisfazione alle istanze della lobby gay che la sta spuntando su matrimonio e adozione omosessuale. L’adozione internazionale, invece, è stata abbandonata da tutti, cancellata dalle agende di politica e magistratura. E tutto questo accade proprio mentre il sistema dell’adozione internazionale attraversa la crisi più profonda della sua storia, con un crollo che, secondo i dati raccolti dagli Enti Autorizzati, nel 2014 tocca il 40% quanto ad adozioni realizzate e il 30% quanto a numero di coppie che si sono rivolte agli enti per adottare.

Il dibattito attuale è totalmente incentrato sulle istanze della lobby omosessuale, la cui influenza su politici e giudici è sotto gli occhi di tutti. Una dopo l’altra stanno giungendo a compimento le riforme cosiddette “gay friendly”, espressione di una lobby di potere che sta trasformando l’identità dell’Europa, dettandole una rotta che l’Italia negli ultimi mesi sta seguendo con zelo crescente.

Una cosa è certa: se le famiglie adottive fossero potenti come le coppie gay, la riforma dell’adozione internazionale sarebbe cosa fatta da tempo. Invece allo strapotere della lobby gay, fa da contraltare la “povertà” delle famiglie adottive e di quelle coppie che vorrebbero diventarlo, clamorosamente snobbate e isolate in una solitudine che è eufemistico definire scoraggiante. Un isolamento che ha della prigione, le cui pareti di solitudine sono preservate da burocrati spesso contrari all’adozione internazionale, magistrati che agiscono nel più totale arbitrio, politici ed esponenti del governo disinteressati e distratti. Una classe politica che non ha saputo trovare al suo interno una figura autorevole desiderosa di farsi carico della presidenza della Commissione Adozioni Internazionali (CAI). Una CAI lasciata, per la prima volta da quando esiste, nelle mani di una sola persona – un magistrato – investita sia della presidenza che della vicepresidenza. E per la prima volta nella sua storia, a presiedere la CAI non è un esponente del governo.

Chi potrà liberare da questa prigionia le famiglie adottive e le aspiranti tali? In un mondo refrattario e indurito nei confronti della giusta accoglienza dell’adozione internazionale, rivolgiamo il nostro accorato appello alla Chiesa, unica voce autorevole in grado di fare breccia nelle coscienze e farsi paladina delle famiglie adottive. Dalle colonne dell’Osservatore Romano di domenica 31 agosto, l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, ha sottolineato che «è decisivo» che la Chiesa e la società riscoprano «la benedizione delle adozioni», mettendo i bambini al centro dell’attenzione. “Vorrei fare di questo tema – ha detto il presule – una parte importante del lavoro del Pontificio consiglio per la famiglia, per la Chiesa italiana e mondiale. In particolare, vorrei dedicare alle adozioni un momento particolare nel corso dell’Incontro mondiale delle famiglie, in programma a Philadelphia nel 2015”.

E ha concluso con un incoraggiamento alle famiglie: “Continuate ad accogliere e a farlo sapere: il vostro esempio è contagioso anche per me. Voi genitori adottivi e affidatari, voi responsabili delle associazioni dovete avere ancora più coraggio.Parole che rinfrancano il cuore e lo spronano a non perdere la speranza, con la consapevolezza che il cammino è difficile, ma  nella certezza che un’accoglienza giusta per ogni minore abbandonato è possibile.



L’Associazione LA PIETRA SCARTATA da anni accompagna e supporta le famiglie nella vocazione a prendersi cura dei bambini abbandonati o temporaneamente allontanati dalla propria famiglia, conservando o restituendo loro la dignità di figli, mentre si rende testimonianza dell’Amore di Dio nell’accoglienza familiare affidataria o adottiva, secondo il carisma proprio del sacramento matrimoniale, vissuto nell’ambito fecondo delle relazioni coniugali.


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