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Dio è ‘grazia’, è amore gratuito

La riflessione di don Maurizio Chiodi prende spunto dalle letture proposte dalla liturgia per la solennità della Santissima Trinità, dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 16,12-15), dai brani tratti dal libro dei Proverbi (Pro 8,22-31) e dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm 5,1-5).

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La Trinità dell’Unico Dio è rivelata e donata nella storia di Gesù, nelle sue parole nelle sue opere, nel dono dello Spirito del Padre.

Chi è Dio?

Questa è una domanda immensa, che rischiamo – anche oggi – di pronunciare con troppa distrazione o banalità.

È vero che oggi molti non si pongono più questa domanda, perché per loro è chiaro che Dio non c’è. Non si chiedono più “chi è Dio”, ma “se c’è Dio”. Però, anche, molti, che continuano oggi a dire: “Dio non c’è”, continuano ad essere affascinati da questa domanda: “chi è Dio?”. Sembra un paradosso, ma è – insieme – qualcosa che ci tocca nel profondo.

Non posso domandarmi chi sono io, chi sei tu, chi è l’altro, senza domandarmi: “chi mi ha dato origine?”, “chi è Dio?”.

“Da dove vengo?” è una domanda che mi appartiene, perché appartiene alla mia storia, dato che è evidente che non mi sono fatto da solo.

E “dove vado?”, “dove andrò a finire?”, con la morte, è l’altra domanda, egualmente inevitabile.

Ecco, queste domande ‘radicali’, perché vanno alla radice della mia esistenza, riguardano Dio.

‘Dio’, questa parolina piccola e immensa, è il nome affascinante – gli ebrei nemmeno lo pronunciavano, questo nome, per rispetto! – di questo Altro, che sta alla mia origine, e alla fine della mia vita.

Anche chi lo nega, dicevamo, non può non essere intrigato da questa domanda. La Parola di Dio, oggi, è una pista profonda e molto bella, che ci indica alcuni ‘passi’ lungo la via di questa domanda.

Il libro dei Proverbi, che è un libro di sapienza, si pone proprio questa domanda: “che cos’è la Sapienza?”.

È una domanda preziosa, fondamentale, perché chiedersi che cos’è la sapienza, per l’uomo, significa domandarsi che cosa vale nella vita, che cosa è importante e decisivo: che cosa conta davvero nelle mille fatiche, nei mille travagli, nelle mille opere della nostra vita?

Ebbene, il saggio oggi ci dice che questa domanda, oltre che noi stessi, riguarda Dio. Anzi la ‘sapienza’ è qualcosa che riguarda anzitutto e soprattutto Dio!

 «Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, all’origine».

Queste parole bellissime dicono che la Sapienza è stata ‘creata’, prima di ogni altra opera. E poi, subito, il saggio dice che la Sapienza è stata «formata», «generata».

Sono parole che ci spingono fino alla soglia dell’indicibile ’mistero’ di Dio, perché vedono Colui che non si può vedere, dicono Colui che è più grande di ogni nostra parola!

Sono parole, queste, che il Vangelo di Giovanni ha riferito a Gesù, il Verbo, la Parola, la Sapienza di Dio: e Gesù è stato ‘generato’, ma non ‘creato’, come diciamo ogni domenica nelle parole del Credo.

Il Vangelo fa un passo in più, grazie a Gesù, perché riconosce che la Sapienza del Verbo di Dio, la Sapienza della Parola con cui Dio ha creato tutto, questa Sapienza non è stata creata, perché è Dio stesso!

In modo mirabile però, il libro dei Proverbi oggi dice che questa Sapienza pervade tutto l’universo. È diffusa e risplende in ogni cosa. Per questo è stata «formata», «generata», «fin dal principio» e «prima di ogni opera, all’origine».

E in effetti, è proprio così.

La Sapienza di Dio si manifesta nella bellezza, a volte imperscrutabile, della natura: la profondità degli abissi, la sovrabbondanza delle «sorgenti cariche d’acqua», i monti, le colline, la terra, i campi, le zolle.

E poi ammirato, l’autore sacro continua della sua descrizione: la Sapienza di Dio si manifesta nella bellezza dei cieli, nel cielo azzurro, nella notte oscura, nel cielo splendente di sole o nel cielo carico di nubi, anche minacciose.

La Sapienza di Dio si rivela negli abissi del mare, nella distesa placida o tempestosa delle acque.

L’autore arriva a paragonare la Sapienza a una donna che è la «delizia» di Dio. Il saggio arriva a dire che questa Sapienza ‘giocava’ davanti a Dio «in ogni istante», perché giocava «sul globo terrestre», su tutta la terra.

Il mondo qui è descritto come un prodotto del gioco di Dio. È qualcosa di bello, affascinante e ‘leggero’ come un gioco.

Questo non disprezza affatto il mondo, al contrario ne simula tutto il fascino, la sua bellezza di dono, per la nostra grazia.

In modo ancora più ‘coraggioso’, il saggio di Proverbi dice che la Sapienza di Dio pone le sue «delizie tra i figli dell’uomo».

Questo significa che, nella bellezza del mondo, non c’è niente di più bello e affascinante dell’uomo, che è fonte di delizia per Dio stesso. Come è grande la nostra responsabilità, perché questo dono, il dono di essere a immagine di Dio, il dono del mondo, tutto è affidato alla nostra libertà.

Così noi possiamo diventare i più grandi collaboratori di Dio, come possiamo anche diventare coloro che ‘distruggono’ la bellezza della sua opera.

A ciascuno di noi è affidata la custodia dell’altro, dei nostri fratelli e sorelle, e la custodia di questo nostro mondo, che è la casa comune, per tutta l’umanità.

A questa gravissima responsabilità, la custodia del mondo, della natura, dell’universo, papa Francesco ci ha richiamato nell’enciclica ‘Laudato sì’ e anche nel prossimo Sinodo sull’Amazzonia.

Questo nostro mondo non è una casa da depredare, e nemmeno (solo) un’officina in cui cercare ‘gli strumenti’ per lavorare, ma è la casa comune, la dimora della nostra vita!

Gesù, nel Vangelo, ci dice che sarà il dono dello Spirito che ci permetterà di comprendere questa verità, anzi questa verità profonda, che è la Trinità di Dio e la verità della nostra vita. La verità splendida di Dio, che si rivela nella bellezza del mondo e nel bene della nostra vita, trova il suo compimento nel dono dello Spirito di Gesù.

Il Vangelo, tra le molte cose, oggi, ce ne suggerisce due.

«Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità». È bello, qui, quel «tutta la verità». Grazie al dono dello Spirito noi possiamo ricevere il dono di tutta la verità. La verità non è un oggetto da conquistare, ma è un dono, una parola, una Sapienza da ricevere, da accogliere, da riconoscere.

La verità non è una nostra conquista, un nostro possesso, ma è una ‘rivelazione’, una Parola da accogliere.

Per questo il primo passo per accogliere la verità è lo stupore: lo stupore davanti alla bellezza del mondo, del cielo, della terra, del mare, degli esseri viventi che lo abitano …

La seconda cosa è che Gesù è la pienezza e cioè il compimento della verità. Lo Spirito, infatti, dice Gesù: «non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito…».

“Ma, da chi lo Spirito ha «udito» questa verità alla quale ci conduce?”.

Gesù risponde: «Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà». E poi aggiunge questo: «tutto quello che il Padre possiede è mio».

Ecco lo splendore della Trinità dell’Unico Dio: il Padre dona al Figlio tutto quello che Egli possiede, e dunque se stesso. E lo Spirito ci comunica questo dono del Padre al Figlio. Lo Spirito ci rende partecipi di questo ‘scambio’ d’amore che è la Verità di Dio, il Dio di Gesù.

Ecco, qui si aprono per noi le vertigini dell’altezza e dell’abisso di Dio.

Noi abbiamo le vertigini non solo davanti agli abissi che potrebbero risucchiarci, ma anche davanti alle altezze, che ci affascinano con la loro bellezza maestosa e attraente.

Questa è la ‘vertigine’ dinanzi a Dio.

E il massimo dello stupore ci colpisce quando ascoltiamo le parole di Paolo ai Romani, alla fine della seconda lettura di oggi: «l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. La verità di Dio è che Egli è ‘grazia’, amore gratuito, riversato nella nostra esperienza di credenti.

Questo è il credente: colui che fa l’esperienza che Dio lo ama, in modo sovrabbondante, gratuito e dunque in un modo che lui non merita.

Dio ci ama gratis, per grazia. E lo Spirito è questo amore ‘riversato’ nei nostri cuori, cioè nella nostra vita, nella nostra esperienza quotidiana.

Ogni volta che noi ri-doniamo l’amore che abbiamo ricevuto, nello Spirito, noi diventiamo testimoni del Dono di Dio, della grazia di Dio Trinità, che vuole renderci felici e salvi, perché ci vuole bene.

Diventiamo dunque testimoni di questa grazia, che accogliamo con stupore e immensa gratitudine!

don Maurizio



L’Associazione LA PIETRA SCARTATA da anni accompagna e supporta le famiglie nella vocazione a prendersi cura dei bambini abbandonati o temporaneamente allontanati dalla propria famiglia, conservando o restituendo loro la dignità di figli, mentre si rende testimonianza dell’Amore di Dio nell’accoglienza familiare affidataria o adottiva, secondo il carisma proprio del sacramento matrimoniale, vissuto nell’ambito fecondo delle relazioni coniugali.


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