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Entrare nei piani d’Amore di Dio.

La vita della fede come un matrimonio: così la descrive Gesù nel Vangelo di Matteo di questa domenica.
Una parabola molto efficace, perché come queste Vergini che attendono lo sposo, cioè Cristo, anche noi spesso da questo incontro siamo distratti da altre occupazioni.
Pensiamo che ci sia sempre tempo, che domani potrò convertirmi, quando metterò la testa a posto e forse sarò anche più vecchio …
Un comportamento che assomiglia a quello di chi nella vita mai si decide a crescere, mai accetta di prendere decisioni serie: come quando nel campo sentimentale si rinvia la decisione di sposarsi, tanto c’è sempre tempo e poi “potrei anche trovare l’Amore vero …”.
E proprio come le vergini stolte della parabola non ci si rende conto che ormai il tempo è passato, gli anni della decisione sono ormai trascorsi e non tornano.
Vivere con “sapienza” è il primo dono che tutti dobbiamo chiedere, come fa il re Salomone, che per questa richiesta riceverà dal Signore anche tutto quello che avrebbe desiderato, ma che non aveva ritenuto così importante chiedere a Dio: perché il tempo non ci appartiene, quello che oggi possiamo fare domani non sarà più realizzabile.
“Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo. C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante …” leggiamo nel libro dell’Ecclesiaste.
E sì, perché la nostra vita ha un ritmo, è come una sinfonia e quando sbagliamo i tempi tutto diviene una confusione, soffriamo senza capire neppure il perché, dando spesso la colpa agli altri.
Come in tutte le sinfonie, c’è un direttore da seguire: Cristo.
Siamo invitati come le vergini sagge a guardare al Signore, cercando di entrare nei suoi disegni di armonia, nei suoi piani d’amore: prendere “olio” nelle nostre lampade, significa rendere la nostra vita come una magnifica sinfonia.
don Antonio 


L’Associazione LA PIETRA SCARTATA da anni accompagna e supporta le famiglie nella vocazione a prendersi cura dei bambini abbandonati o temporaneamente allontanati dalla propria famiglia, conservando o restituendo loro la dignità di figli, mentre si rende testimonianza dell’Amore di Dio nell’accoglienza familiare affidataria o adottiva, secondo il carisma proprio del sacramento matrimoniale, vissuto nell’ambito fecondo delle relazioni coniugali.


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inserendo la causale "sostegno vocazione all’accoglienza familiare"..

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