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I figli non si pagano.

utero-affitto-maternita-surrogataDomenica 23 aprile u.s. Marina Terragni nella rubrica “Al Limite” del quotidiano Avvenire è di nuovo intervenuta sul tema della maternità surrogata.

Nel riproporre volentieri il suo testo, ci permettiamo solo di ricordare alcuni nostri contributi dedicati all’identità filiale – anche quando queste sono segnate da un abbandono – , al senso della genitorialità e della generazione che non produce ma accoglie; condizioni che riescono ad esprimere le dinamiche proprie del dono incondizionato contro ogni forma di possesso mascherata da un presunto diritto, “gratuito regalo” o contraffatta dedizione che subordina anziché accogliere, scambia e mercifica anziché liberare e custodire la dignità di ogni persona.

Cover Lemà sabactàni ? 15Nelle necessariamente succinte considerazioni della Terragni alcuni importanti temi restano purtroppo solo enunciati: manca un loro argomentato sviluppo, ma questo è il bello e il limite che offre la rubrica.

Oltre agli spunti di Marina Terragni, che qui di seguito volentieri riproponiamo, per una ripresa e un opportuno approfondimento di alcune questioni, suggeriamo anche la lettura dei seguenti contributi:

Silvano Petrosino, dono, abbandono, libertà, in “Lemà sabactàni?” n. 4(2009) pp. 57-63;

Gianmario Fogliazza, tra adozione ed eterologa: strane alternative, ambigue similitudini, differenze da chiarire, introduzione al fascicolo n. 15 di “Lemà sabactàni?” – dedicato al tema “il desiderio di un figlio. Adozione ed eterologa a confronto” – oltre ai puntuali e preziosi contributi di Carlo Casalone, Luciano Eusebi, Matteo Martino, Massimo Reichlin e Maurizio Chiodi ivi raccolti e pubblicati;

Maurizio Chiodi, quando l’abbandono è occasione del dono, in “Lemà sabactàni?” n. 11(2013) pp. 73-86;

Maurizio Chiodi, il figlio come promessa e impegno, in “Lemà sabactàni?” n. 13(2014) pp. 21-33.

marina-terragniI figli non si pagano di Marina Terragni

I figli non si pagano. Punto. Fine del dibattito.

Ogni volta che devo discutere di utero in affitto, inoltrandomi a colpi di machete nella selva oscura dei diritti contrapposti, dei distinguo morali, dei garbugli bioetici, sarei tentata di tagliare corto: “I figli non si pagano. (Grazie per essere intervenuti e buona serata a tutti)”.

Eduardo De Filippo fa enunciare il principio cosmologico a Filumena Marturano, piccola grande madre universale. Se all’enunciato però posponi un “ma” avversativo ammettendo eccezioni, quella verità radicale ed elementare deflagra in una fratumaglia etica, in un pulviscolo giuridico che nessun diritto riuscirà più a ricondurre a unità e coerenza.

Perché l’unità madre-figlio/a non può essere territorio del diritto, né del mercato, né di alcuna altra diavoleria umana. L’intimità di quel legame è anzi lì a testimoniare l’esistenza in Terra di luoghi inviolabili perfino dal diritto, e sottratti ai mercanteggiamenti. È la prova vivente che i soldi non possono tutto, radice di ogni fiducia.

Post scriptum: i figli non si compravendono, ma nemmeno si regalano. Detto per chi si ostina a parlare di “dono”. Come posso donare ciò che non è mio? E nessun essere umano può dire di un altro che è suo. C’è stato un tempo buio in cui era possibile, sì.

Ma se Dio vuole, quel tempo è finito.



L’Associazione LA PIETRA SCARTATA da anni accompagna e supporta le famiglie nella vocazione a prendersi cura dei bambini abbandonati o temporaneamente allontanati dalla propria famiglia, conservando o restituendo loro la dignità di figli, mentre si rende testimonianza dell’Amore di Dio nell’accoglienza familiare affidataria o adottiva, secondo il carisma proprio del sacramento matrimoniale, vissuto nell’ambito fecondo delle relazioni coniugali.


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